lunedì 7 aprile 2008

Il Foglio.it "Perché le quote under trenta funzionano per l'Inter e non per il Pd"

I candidati premier di Pd, Pdl, SA e Udc dovrebbero studiare con attenzione il caso di Mario Balotelli.

In una domenica in cui è finalmente chiaro che esiste persino qualcosa di più noioso di questa frizzante campagna elettorale (dicasi Formula Uno, dicasi Felipe Massa, dicasi Kimi Raikkonen) e in una domenica in cui è altrettanto chiaro il modo in cui la Juventus ha deciso di programmare le sue future strategie di calciomercato sulla scia dei noti successi passati dell’Inter – dunque corteggiare subito per pagare tantissimo qualsiasi giocatore abbia fatto più di due gol alla tua squadra (l’indimenticabile Anselmo Robbiati, detto Spadino, all’Inter ci finì così) – i candidati premier di Pd, Pdl, SA e Udc dovrebbero studiare con attenzione il caso di Mario Balotelli e pensare alla parolina “quota”. Attenendo con fiducia che anche Super Mario Balotelli venga colpito dalla sindrome Oba Oba Martins (correre velocissimi, fare tanti gol in primavera, correre ancora più veloci, fare tanti gol in Coppa Italia, correre sempre più forte, dimenticarsi che la riga di fondo non è un traguardo, non segnare più neanche se in porta c’è Campagnolo e finire al Newcastle senza aver ancora imparato a usare il verbo essere), ecco, tra i tanti difetti dell’Inter di Roberto Mancini, non ultimo quello di avere come allenatore ancora Roberto Mancini, l’esempio di Balotelli dovrebbe far riflettere chi continua a dire cose tipo “vogliamo almeno sei donne al governo”, “vogliamo facce nuove in Parlamento”, e chi continua a candidare come capolista di Campania, Sicilia e Roma giovani di straordinaria inesperienza. Ora, tra i tanti difetti del calcio italiano, non ultimo quello di ritrovarsi in panchina un allenatore come Roberto Mancini, il concetto di “merito” e il concetto, liberale, del gioca solo chi sa giocare, non chi è imposto, qui funziona davvero, c’è poco da fare. Non esistono liste under trenta, non esistono quote giovani, non esistono quote Calearo, non esistono quote centraliniste, non esistono quote giocatori di colore, e in campo ci va davvero chi sa palleggiare un po’ e chi ha imparato a fare quel mestiere. Gioca chi ti spezza meglio una gamba, gioca chi crossa meglio dal calcio d’angolo e gioca chi arriva prima sul pallone. Così un under 21 bravino gioca solo in under 21 e a nessuno verrebbe mai in mente di far giocare in Nazionale un Under 21 bravino che non è da Nazionale. Nemmeno per provarlo. Punto. Di là invece si può, con il risultato che l’esser giovani diventa qualità, che l’essere anziani diventa una colpa, che l’essere donna si trasforma in un posto nella rosa, che l’aggettivo diventa parte del tuo curriculum e che, chissà perché, anche quest’anno difficilmente si avrà un Balotelli al Comune di Roma, un De Rossi in un ministero, un Fabregas eletto in Parlamento.
Claudio Cerasa
07/04/08

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto giusto. Tanto che se la squadra di vecchi è ormai bollita - non tutta, facciamo 6 su 11 - ci metti sei giovani anche bravini e non ancora campioni e li fai giocare con i pochi vecchi ancora buoni per farli diventare dei campioni. A seguire troppo la linea editoriale di un capo , mi sa che le intelligenze dei giovani foglianti stiano avvizzendo

Claudio Cerasa ha detto...

Ma che c'entra?

Stefano Bellentani ha detto...

tralascio l'aspetto politico - su cui concordo in buona parte - e resto su quello sportivo. Guarda che il Mancio ci ha fatto vincere uno scudetto battendo ogni record e - tocchiamo ferro e ogni altro materale - sta portandoci al 16° tricolore.
Tra i difetti storici dell'Inter c'è anche una continua messa in discussione dell'allenatore, non caschiamo nello snobismo di sempre: teniamoci stretti il mister.
stefano, http://ioelinter.blogspot.com

Anonimo ha detto...

Ma la tua domanda è seria? Tu scrivi pigramente (non perchè sei naturalmente pigro, ci mancherebbe) che il PD punta sulla retorica del "giovane" piuttosto che sulla persuasione del "più bravo" (che se l'avesse fatto Berlusconi, tutti a dire "si, però ancora una volta ha fatto una genialata" ed io rispondo che di fronte ad una classe politica, tra l'altro di centrosinistra, storicamente bollita è più sano puntare sui giovani. E' una strategia che funziona in ecologia. Poi solo i migliori fra i giovani che hanno bazzicato per anni gli ambienti PD sono stati effettivamente candidati. Alcuni li ho conosciuti in Normale, ma non credere, nonostante siano amici non li voterò, certo sono ragazzi brillanti. Giuliano.