venerdì 14 dicembre 2007

Oggi Carlo Bonini su Repubblica

Esiste un termine inglese – drop the investigation – che con felice scelta linguistica fotografa il fair-play cui dovrebbe essere improntato il rito accusatorio. All´esito dell´istruttoria o durante il suo svolgimento, se il processo appare un´irragionevole avventura, la pubblica accusa lascia "cadere l´indagine". Per il rispetto della dignità degli indagati e delle parti offese, per consentire di cercare "altrove" e più efficacemente le responsabilità che ne possano risarcire il danno. O, se si preferisce, e meno prosaicamente, per ottemperare a criteri di efficienza che dovrebbero muovere una ragionevole amministrazione della Giustizia.
Con il deposito delle conclusioni del Ris di Messina, gli uffici giudiziari di Tivoli potrebbero e dovrebbero ragionevolmente concludere che non resta alternativa se non quella di "lasciar cadere l´indagine". In sette mesi, l´istruttoria è stata censurata da due diversi collegi giudicanti (il tribunale del Riesame in maggio, la Cassazione in settembre), svuotata da ogni possibile indizio che consenta di collocare i bimbi che si vogliono vittime degli abusi nei luoghi (le abitazioni) o anche soltanto accanto agli oggetti (i peluche) nella disponibilità dei sette indagati.
Ma questo non accadrà. Al venir meno delle prove, si è allungata la fila dei genitori che vogliono i propri figli abusati (si preparano 16 nuove testimonianze). Il motivo è nel peccato di origine che il caso di Rignano sconta e continuerà a scontare. L´affare doveva essere occasione di una ricerca della verità (chi ha fatto che cosa, quando, dove, perché) rigorosa e laica. E´ stato, sin dall´inizio, inefficiente spettacolo giudiziario, specchio di una irragionevole e oscurantista battaglia ideologica tra un fantomatico "partito dell´infanzia" ("i bambini non inventano storie") e un´altrettanto fantomatica organizzazione pedofila intenta nell´occultamento dei crimini e delle loro responsabilità (nell´assoluto silenzio, ne ha fatto le spese persino un libro, "Ho visto l´uomo nero" di Claudio Cerasa, sequestrato per ordine del Tribunale Civile di Roma). E´ stato, né più e né meno, che una proiezione dell´inadeguatezza degli adulti nell´ascoltare e capire cosa dicono o provano a dirci i bambini. Gli adulti ne hanno tratto e ne continueranno a trarre grande visibilità. I bambini ne resteranno le vittime.

3 commenti:

Demonio Pellegrino ha detto...

Salve Cerasa, volevo dirti che tra ieri e oggi mi sono letto il tuo libro, che avevo comprato prima che lo rendessero illegale.

Mi sentiva un carbonaro nel leggerlo. E riflettevo su come sia possibile in Italia entrare in qualsiasi libreria e comprare una copia del Mein Keimpf su Hitler, mentre non si possa piu' leggere il tuo libro. Mah.

Domani ci scrivero' un post, spero, pero' volevo innanzitutto farti i complimenti. Il libro l'ho davvero letto tutto di un fiato. E l'ho trovato allucinante. Allucinante la perizia dell'esperta a proposito del bambino che si tappa le orecchie e soffia forte. Allucinante nella descrizione dei video. Allucinante nella famiglia che ti porta in casa loro per parlarti del pizzo e tutto il resto. Ecco, credo che sia questa la parola giusta: allucinante.

Mi spiace davvero che tu subisca un sequestro di cui veramente non capisco le ragioni. Dal momento, soprattutto, che le madri stesse se ne vanno tranquillamente a farsi fotografare per Oggi: dove sarebbero i problemi di privacy?

Mah.

Claudio Cerasa ha detto...

Grazie. Per quanto riguarda i problemi di privacy credo sia giusto risponderti con quello che sostengono gli avvocati dei genitori che hanno chiesto (e per il momento ottenuto) il sequestro cautelativo del libro. " * "Il libro ripercorre la vicenda in modo fazioso ed offensivo - dicono gli avvocati delle famiglie degli scolari - riporta i nomi dei genitori dei bambini. Si tratta di un comportamento inammissibile che viola i diritti dei minori".
Secondo me basta questo per capire che succede. Se poi si parla di privacy il discorso è che non esiste una norma che dica: non puoi scrivere il nome di battesimo dei genitori e l'iniziale del nome dei bambini perché sennò i bambini sono riconoscibili. La legge sulla privacy parla di generalità e io so che se vado dai carabinieri e loro mi chiedono le generalità e gli dico il mio nome di battesimo loro mi chiederebbero, sì: e poi? Detto questo io, lo ripeto, trovo assurdo che se un genitore va in tv con il suo nome e il suo cognome che appaiono a Porta a Porta in diretta poi chieda il sequestro (e lo ottenga) perché io scrivo il suo nome senza cognome. Ma vedremo.

Demonio Pellegrino ha detto...

Beh, ti auguro di risolvere al piuù presto.