venerdì 30 maggio 2008

Il governo non ha viceministri, ma per fortuna il governo ombra invece sì

PD. GOVERNO OMBRA, DAMIANO NOMINATO VICEMINISTRO AL LAVORO VASSALLO E FASSINA ENTRANO COME CONSULENTI

(DIRE) Roma, 30 mag. - Cesare Damiano sara' il 'vice' di Enrico Letta nel governo ombra del Pd. La nomina a viceministro del Lavoro, nell'ambito del dipartimento welfare, e' stata decisa ieri- a quanto riferisce il portavoce Ricky Levi- nel corso della riunione a palazzo Marini del shadow cabinet veltroniano.
Ma Damiano non e' l'unica novita'. Salvatore Vassallo e Stefano Fassina sono stati infatti nominati consulenti del governo ombra, rispettivamente per gli affari istituzionali e per le questioni economiche. "Con questi nuovi arrivi, lo strumento di opposizione del Partito democratico- afferma Levi- si arricchisce di tre autorevoli personalita' le cui competenze contribuiranno sempre piu' a fare di questo organismo un importante punto di riferimento del sistema politico italiano".

giovedì 29 maggio 2008

Il Foglio.it I ritratti dei ministri ombra

Qui Realacci.
Qui gli altri.

Il Divo, ovvero "I francesi applaudono tantissimo quando ci sono film italiani che spiegano ai francesi che gli italiani sono peggio dei francesi".

Ieri sera ho visto il Divo e oggi ho sentito da un mio amico il commento più bello sul significato, profondo, della doppia vittoria italiana a Cannes. Il Divo e Gomorra. "I francesi applaudono tantissimo quando ci sono film italiani che spiegano ai francesi che gli italiani sono peggio dei francesi". Un po' contorto ma il senso c'è. Detto questo, il film è bello. Ritmo, musica e sceneggiatura scritta bene. Un po' pop, pure troppo direbbe Thomas Prostata (qui si fanno solo citazioni serie, grazie). Vero: ci sono secondo me un paio di errori (Andreotti andava a pregare non a Piazza San Lorenzo in Lucina, ma vabbè), ma la cosa che mi ha colpito è un'altra. Ricordate il pezzo di D'Avanzo che spiegava a Travaglio che il metodo Travaglio è una mezza porcheria. D'Avanzo spiegava sostanzialmente a Travaglio queste cose qui.

I filosofi ( Bernard Williams, ad esempio) spiegano che la verità offre due differenti virtù: la sincerità e la precisione. La sincerità implica semplicemente che le persone dicano ciò che credono sia vero. Vale a dire, ciò che credono. La precisione implica cura, affidabilità, ricerca nello scovare la verità, nel credere a essa. Il "giornalismo dei fatti" ha un metodo condiviso per acquisire la verità possibile. Contesti, nessi rigorosi, fonti plurime e verificate e anche così, più che la verità, spesso, si riesce a capire soltanto dov'è la menzogna e, quando va bene, si può ripetere con Camus: "Non abbiamo mentito" (lo ha ricordato recentemente Claudio Magris).

Ora: D'Avanzo ha scritto la sceneggiatura del film di Sorrentino. Vedetelo il film: macchine che esplodoni, giornalisti trivellati sullo stomaco, morti ammazzati, etc. “Nessi rigorosi”, diceva D'Avanzo a Travaglio. Bene, io finito di vedere il film – a parte l'idea personale che ho di Andreotti, che qui tralascerei – mi è sembrato di vedere sullo schermo quello che magnificamente D'Avanzo aveva criticato su carta. Vedi il film e poi trovi piccolo piccolo che è Andreotti non è mai stato condannato. A prescindere dai dettagli, le cose stanno così. Molte immagini, molte impressioni e "fatti" diciamo che sono fatti perché te lo dicono loro che lo hanno letto dei verbali e che lo hanno sentito dai pentiti che però non dicevano sempre la verità e che comunque dicevano cose che finivano sui verbali e che quindi, se sono sui verbali, cazzo: sono fatti. Bene, finisci di vedere il Divo e pensi che, come direbbee Andreotti, il Divo – tranne le guerre puniche – è colpevole praticamente di tutto. I fatti però non sono immagini sovrapposte. Giusto? Giusto. In altre parole, vedete il Divo e scoprirete il metodo Travaglio applicato da D'Avanzo per Sorrentino.

Il Foglio. "La giustizia spettacolare non piace ai ministri ombra. Realacci e Tenaglia collaborano con il governo sui rifiuti"

Sulla questione “monnezza” la posizione dell’esecutivo parallelo rientra nello spirito del confronto costruttivo

martedì 27 maggio 2008

Il Foglio. "Così Marta Vincenzi prova a resistere a Genova"

Non si sa ancora per quanto, ma per il momento il sindaco di Genova decide di non mollare e sceglie di non fare quel passettino indietro che ormai anche nel suo partito qualcuno cominciava seriamente a consigliarle. Dopo aver ricevuto il sostegno ufficiale del Partito democratico (ieri a Genova Walter Veltroni ha mandato in missione il responsabile organizzazione del partito, Andrea Orlando), Marta Vincenzi ha deciso di sostituire con due nomi di peso gli esponenti dei Ds finiti in carcere per la storiaccia delle tangenti. Vincenzi ha scelto come nuovo portavoce Nando Dalla Chiesa (sottosegretario all’Università e alla Ricerca del governo Prodi) e ha anticipato che all’interno della giunta un ruolo lo avrà anche Andrea Ranieri, responsabile scuola e cultura del Pd romano. Due nomi che sostituiranno quindi Stefano Francesca (ex portavoce) e uno dei due assessori (Paolo Striano e Massimiliano Morettini) usciti pochi giorni fa dalla giunta comunale dopo essere finiti al centro della tangentopoli ligure. Il rimpastino però avrà un significato non indifferente che naturalmente va al di là della geografia politica locale. Genova, nel nordovest, è una delle ultime roccaforti del centrosinistra e l’obiettivo minimo della dirigenza del Partito democratico è quello di superare almeno l’estate per arrivare con meno graffi possibili alla rincorsa per le prossime elezioni europee, nel 2009. Possibile? Se rimpastino sarà, se nella giunta gli assessori sostituiti non saranno più di quelli annunciati (due, al massimo tre) difficilmente il fianco cattolico del Pd (quello più brontolone in qusti giorni nel partito) farà mancare il suo appoggio al sindaco di Genova. Se il rimpastino dovesse invece essere più corposo il discorso cambierebbe e il sindaco potrebbe aver difficoltà serie ad arrivare anche a fine anno. Gli equilibri interni dei vecchi Ds della Liguria fino a qualche giorno fa erano d’altra parte caratterizzati già da una vivace dialettica tra il governatore Claudio Burlando e tra la stessa Marta Vincenzi (il governatore nel Pd è facilmente collocabile tra i fedeli dell’ortodossia dalemiana mentre il sindaco di Genova è decisamente più vicino alle posizioni veltroniane). Come spiega al Foglio un deputato del Pd, la situazione tra i due era piuttosto problematica per una “sovrapposizione storicamente naturale tra governatore della regione e sindaco di Genova e negli ultimi tempi Burlando e Vincenzi proprio non si prendevano”. Paradossalmente, però, con la giunta genovese in crisi, sindaco e governatore ora hanno stretto un patto di non belligeranza e, per usare le parole che Franco Marini ha già felicemente utilizzato per il Pd nazionale, per il momento nel partito “non ci si scannerà”. Certo è che, con le mosse di oggi, da ora in poi Marta Vincenzi avrà con sé due esponenti che le permetteranno di coprirsi un po’ di più a sinistra. Raineri è un ex diessino di peso e Dalla Chiesa è uno che Marco Travaglio avrebbe voluto vedere eletto in Parlamento.
Claudio Cerasa
27/05/08

E il Mancio?

Se ne va

Riunione di ieri

http://www.ilfoglio.it/riunione/87

Governo battuto

TV: CAMERA; GOVERNO BATTUTO SU PROPRIO EMENDAMENTO (2) (ANSA) - ROMA, 27 MAG - L'emendamento non e' quello contestato in materia radiotelevisiva, ma un articolo aggiuntivo in materia di caccia e di distruzione di nidi e uova di uccelli di specie protette.(ANSA).

Il Foglio. "Banche, mense, ex Dc. Così il Pd prova a difendere il fronte del porto"

"Un’altra roccaforte democrat rischia il collasso e gli ex Dl a Genova sono all’attacco degli ex Ds. Vincenzi verso il rimpasto

lunedì 26 maggio 2008

Il Foglio. "Il CaW va forte anche a Milano, ma con W. vuole trattare Bossi"

La Lega negozia a Roma e scalpita in Lombardia

Il Foglio.it "Sfogo (semi) amaro di un interista a fine stagione"

Ce l'aveva già messa tutta sette giorni fa e va comunque dato atto a Roberto Mancini che non è certo colpa sua se poi arriva Ibrahimovic a rovinarti un pomeriggio come quello di Parma (dove tutto era stato studiato a puntino per provare a perdere quello che l’Inter aveva giá regalato da tempo al Mancio: lo Scudetto). Mancini, che oltre a essere molto simpatico é anche straordinariamente coerente, ha battuto forte i pugni sul tavolo per tutta la settimana, ha pensato a come non farsi fregare due volte e come spesso gli capita quando è in forma – e in questo periodo, va detto, è in forma strepitosa – si è giocato la carta giusta: una di quelle carte, o se volete “pedine”, che da anni caratterizzano il pacco giocatori del Biscione nerazzurro (volevo dire parco) e che per non interrompere un'emozione che così gloriosamente dura da tanti anni (all’Olimpico, soprattutto, dove gli interisti scarsi, ma scarsi, ma scarsi, per esempio a sinistra non sono mai mancati, vero Gresko?) Mancini ha deciso di non rinunciarci. E come si dice da queste parti, a Cesar è stato dato quel che spettava a Cesar. Cioè nulla. Epperò, anche con il campionato finito, anche se Mancini due cose buone le ha fatte durante la stagione (qui siamo seri: Adriano, una volta fatto diventare una pippa, il Mancio – eroico – ha avuto il coraggio di non schierarlo più in campo. E poi c’è Recoba - che in questi giorni sarà con ogni probabilità impossibilitato ad allenarsi per, chissà, una gengiva infiammata, o forse qualche dente cariato o magari qualche ponte saltato – al quale Mancini ha spiegato l’unica cosa che negli ultimi dieci anni nessuno aveva avuto la forza di dire: “Ciao, Alvaro”); anche se l’Inter vince il campionato ormai da tre anni (sono tre, amici juventini, sono proprio tre), riesce comunque sempre a stupire che un allenatore come Roberto Mancini (uno che, si sa, i giocatori bravi li riconosce a occhi chiusi. Infatti Burdisso, come è noto, Mancini quest’anno lo ha schierato in campo 33 volte) sia in grado di metterti di cattivo umore anche con uno scudetto appena conquistato. E riesce sempre a stupirti con che formidabile abilità l'allenatore che vince sempre riesca a sbagliare la formazione con una continuità tale da rendere impossibile alcuna giustificazione. (Va capito Mancini: certi giocatori dopo una stagione orribile in qualche modo effettivamente vanno comunque premiati). Certo, avessimo saputo che quella di sabato sera fosse stata l’ultima partita di Mancini (gli interisti sono proprio incontentabili) ci saremmo tuffati anche noi nel fontanone del Gianicolo, quello dove dopo un derby si tuffò Delio Rossi e quello in cui poco prima che Rossi si tuffasse fu irrigato da alcuni romanisti che quella sera giravano per Roma senza mutande. Detto questo, conclusa la stagione, condannato il Milan all’irrilevanza in campionato, resta il fatto che è stato tutto molto bello, ieri. Bello il fair play in campo. Bella Rosella Sensi che dice, rivolta a Mexes appena uncinato da Pelè, “No, Phelipe no!”. Bello Napolitano, che premia i giocatori in campo. Bello lo stadio, che non era pieno ma non era neanche vuoto. Belle le bandiere giallorosse che si lasciano accarezzare - per tutta la notte, in tutte le strade, in ogni bar, in ogni macchina, ma dove stanno i laziali!!! – dal primaverile venticello romano. Bello il capitano, che alza la coppa in campo. Belle le strette di mano e bello anche il clima di serenità fuori e dentro lo stadio (nessuno è stato accoltellato, ieri). Bello andare all'Olimpico e riuscire a rosicare pur avendo appena vinto lo scudetto. Bella la serata imbottigliati tra i caroselli. Bello, tutto bellissimo. E poi diciamolo, diciamolo forte, compagni interisti: “Campioni della coppa Italia” suona proprio bene, no?
di Claudio Cerasa

domenica 25 maggio 2008

E questa?

Roma, 22 mag. (Adnkronos) - "Le banche concorreranno a tutto cio' che significa la realizzazione del disegno di politica economica del governo". Ad affermarlo, a margine della lezione in onore di Felice Ippolito del professor Richard L. Garwin, e' il presidente di Mediobanca Cesare Geronzi, commentando all'ADNKRONOS la posizione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti che ha piu' volte chiesto a banche, assicurazioni e gruppi petroliferi di dare il loro contributo per la crescita del paese

venerdì 23 maggio 2008

Sesoncazzati

Vedi vedi che magari, ci cade pure la Regione Lombardia, qui.

Apc-R.LOMBARDIA/ VALENTINI (PDL): SE LEGA VUOLE VOTO SIAMO PRONTI Il consigliere replica al capogruppo del Carroccio al Pirellone

Milano, 23 mag. (Apcom) - "Galli vuole anticipare le elezioni?
Noi siamo pronti". Paolo Valentini, consigliere di Forza Italia Popolo della Libert� in Regione Lombardia replica così al capogruppo della Lega Nord al Pirellone, Stefano Galli, che dalle colonne de Il Foglio ha minacciato il voto anticipato in regione Lombardia. "Dimostri però - argomenta Valentini in una nota - che queste non sono solamente parole per i giornali e prenda una posizione chiara, ritirando i suoi assessori e presentando una mozione di sfiducia al governatore Formigoni, così vedremo se la Lega sarà pronta a seguire il suo capogruppo".

"E' evidente - ha aggiunto Valentini - che la Lega, che dovrebbe apprestarsi ad approvare il federalismo, sia in questo momento in grande difficoltà. Il passo spedito di Formigoni e della sua Giunta su questi argomenti spaventa il capogruppo Galli, insieme a qualche altro esponente della Lega, che si sente esautorato dal ruolo di portabandiera del federalismo. Sarà bene ricordare - conclude Valentini - che la Lombardia è stata il luogo dove il federalismo ha iniziato a concretizzarsi e questo è stato possibile grazie alla compattezza di questa maggioranza che ha saputo attirare a sè anche il sostegno di buona parte dell'opposizione".

Il Foglio "La Lega agita il voto anticipato lumbard contro il CaW de Milan"

Il ministro ombra Sergio Chiamparino ci spiega il ddl federalista del Partito democratico.

giovedì 22 maggio 2008

Il Foglio. "Tessera numero 1 del Pd e del CaW. Super De Benedetti"

Udite, udite. “Le misure prese ieri dal Consiglio dei ministri sono in linea con i desideri e le richieste del paese. E’ positivo, infatti, che ci sia stata un’affermazione forte che lo stato esiste”. Sono le stesse parole utilizzate oggi da due dei quotidiani di riferimento del Popolo della Libertà (Secolo e Giornale) e sono le stesse argomentazioni con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Boniauti, aveva commentato i provvedimenti varati ieri dal Consiglio dei ministri (“Sì, lo stato c’è”). Quelle parole tra virgolette, però, non arrivano dall’ufficio stampa del Cav. e non arrivano neppure dal primo piano di Palazzo Chigi. Arrivano dall’ingegnere Carlo De Benedetti, che è editore del gruppo Espresso, che ancor prima che il nascesse il Pd ne rivendicò la tessera numero uno, che con la Repubblica ha tirato la volata di Walter Veltroni alla candidatura a Palazzo Chigi e che fino al giugno 2005 sosteneva che il Dna del Cav. fosse “autocratico” e dunque incompatibile con la politica (“Io sono, rimango, ero e continuerò a essere contrario agli imprenditori in politica”, disse a Massimo Gaggi tre anni fa). Invece, questa mattina, CDB ha trattato il primo atto ufficiale del Cav. IV con lo stesso approccio costruttivo che avuto nelle ultime settimane il quotidiano di largo Fochetti. Per fare un esempio, ma basta leggere gli articoli elogiativi pubblicati oggi dopo il Cdm di Napoli, il giorno dopo il discorso alla Camera del premier, il vicedirettore di Repubblica Massimo Giannini il nuovo Cav. l’aveva definito così: “Pontefice repubblicano”. Ma le parole di CDB confermano l’impressione che al dialogo tra il Cav. e W. il gruppo dirigente di Repubblica ci crede davvero, ci crede se è possibile anche più del Corriere della Sera (sedotto più dalle nuove pagine tremontiste che dal Cav. “epifanico” , definizione di Giannini) e ci crede così tanto da non aver paura a zittire chiunque provi a mettere ostacoli tra il premier e la sua ombra del Pd (vedi il caso Travaglio-D’avanzo). Tanto che, poche settimane dopo aver definito “troppo barocco per la nostra società il sistema dualistico” (inteso quello delle banche, sottointeso quello indossato dai due ex gemelli del gol del Pd, Veltroni e Rutelli), e poche settimane dopo aver scaricato solo uno di quei due gemelli del gol (Rutelli), la tessera numero uno del Pd, da oggi, si candida a essere anche formidabile tessera numero uno di un altro partito, quello del CaW.
Claudio Cerasa
22/05/08

Il Foglio. "Avanti Popolari, alla riscossa per W. E’ la quarta fase del Pd"

Fioroni, Franceschini, Letta e Marini garanti della vocazione maggioritaria. Girandola di sms: “Oh, saremo mica noi l’ex Pci?”

mercoledì 21 maggio 2008

Petraeus

Compratelo, studiatelo, leggetelo, sottolineatelo e conservatelo. Se ne parlerà. Chi l'ha scritto è bravissimo e libro è molto bello.

Nonna moderna/8

Stamattina, lei, leggendo sulla Stampa i duri provvedimenti con cui il governo ha intenzione di dare lotta dura senza paura (anche - oddio questo "anche" con che sforzo l'ho scritto) ai rom (che sono 140.000 in tutta Italia, 7 mila a Roma, 6.6 mila a Milano e sono in totale lo 0.2 per cento della popolazione italiana di cui il 40 per cento di nazionalità italiana), passando a pagina 4 senza neppure leggere la "Jena" (bellissima) di questa mattina, e dopo aver capito (a seguito di una discussione estenuante) che la redazione del "Foglio" non è anche la redazione di "Otto e mezzo", lei, se ne esce – clamorosamente – così. "Ma u vidisti, assira, a Ballarò, Bellusconi chi liggia tutti quei numméri di (parola incomprensibile) e che citava a tutti quei signori docù? Vidissi come la applaudirono". Io: "Veltroni, era".

(Traduzione. "Hai visto, ieri sera a Ballaro, Berlusconi che leggeva tutti quei numeri di - parola incomprensibile - e che citava tutti quei nomi di persone? Sapessi in che modo, convinto, lo hanno applaudito". E io: "Nonna, quello era Veltroni").

"Conflitto interessi"

Oggi il senatore Marco Diana, Popolo delle libertà, dice che Soru all'Unità è una cosa poco opportuna, "C'è conflitto d'interessi".

Il Foglio. "2.800 delegati per la Costituente che non c’è (e che però cambia nome)"

“Segretario! Lei e’ provvisorio e noi non siamo foglie di fico!”

Oplà, e Soru si compra l'Unità

Lo scrivono oggi i giornali e Veltroni, comprensibilmente, è piuttosto felice. In fondo non era così difficile prevederlo, no?

lunedì 19 maggio 2008

Quando fanno così mi fanno impazzire!

De Rossi, "Il campionato è stato falsato"

Geronimo

Tra l'altro, giusto una piccola annotazione, per capire qualcosa delle dietrologie vere e presunte e possibili del nostro paesello, leggete anche questo libro qui, e dopo averlo letto non appena troverete su un giornale la parola "Kroll" sappiate che è molto probabile che stia per succedere un casino o che almeno ci sia qualcuno pronto a farvi credere che stia scoppiando quel casino.

domenica 18 maggio 2008

Andrea Romano, Compagni di scuola, il Partito democratico, le particelle di sodio

Ho riletto il libro di Andrea Romano, compagni di scuola, e dopo averlo letto un po' superficialmente un anno fa, quando mi era piaciuto, oggi trovo sia un buon libro pieno di informazioni utili (virgolettati, interviste, bellissima la parte in cui si ricorda la vecchia Fgci romana con Veltroni, Bettini, Borgna e Pasolini - e pensando che, trent'anni dopo aver avuto Pasolini a villa Borghese, sul palco di piazza del Popolo Veltroni quest’anno il Pd aveva Lorenzo Jovanotti ti fa capire molte più cose di un saggio di Ilvo Diamanti. Però questo è un altro discorso) solo, dicevo, che questo è un libro che parte da una giusta premessa (la classe politica che oggi ci spiega come l'Italia si deve rinnovare è la stessa che ci spiegava come rinnovarci vent'anni fa). Un libro che però non riesce a spiegare il perché di questa storia. In estrema sintesi, non credo proprio che il problema del Pd fatto dai vecchi compagni di scuola sia quello che i vecchi compagni di scuola hanno creato un cordone di potere così forte da aver strozzato in culla i giovani emergenti. Basta con questa storia. Davvero. Se D'Alema, Veltroni, Fassino etc sono gli stessi che giravano dalle parti di Berlinguer negli anni Settanta (Berlinguer, tra l'altro, puntava più su Fassino che su D'Alema) il punto è che non c'è stato nessun'altro in Italia che a sinistra, fino a oggi, sia stato in grado di stare, per così tanto tempo, così dicono i colti, "sugli scudi". Nessuno. Sotto i vecchi compagni di scuola, se non vogliamo dire che non c'è niente, c'è molto poco e non perché ci sia un tappo che ostruisce tutto ma perché sotto quel tappo, purtroppo, c’è lo stesso effetto sonoro di quella terrificante pubblicità dell’acqua Lete. Dove una simpatica particella di sodio, disperata, si guarda attorno alla ricerca di altre particelle di sodio. Si guarda attorno e dice che, porca puttana, “Qui non c'è nessuno”. E si dispera ma con gli occhi, però, di chi ha tutta l’aria di rallegrarsi. "Sono sola come una particella di sodio”, dice la particella di sodio. Cosa che Veltroni, tra l'altro, non gradirebbe affatto. Perché oggi, il segretario del Pd, prenderebbe senz'altro da parte la particella e le direbbe di aggiornare il vocabolario. Sciocchina, direbbe Veltroni, tu non sei “sola”. Tu sei semplicemente “libera”.

Massimo D'Alema e le correnti che diventano partiti, nel 1999

"Se tutto il centrosinistra fa il partito Margherita che poi si sparpaglia in vari gruppi sarà una curiosità e porteranno le scolaresche a vederlo, ma non sarebbe un punto di forza per l' Italia".
Massimo D'Alema, 20 febbraio 1999

"Divisi non si vince". E chi lo diceva?

"Dobbiamo rifare l' Ulivo. Abbiamo bisogno di un marchio comune, di un arcobaleno teso su tutta la coalizione, e riconoscibile dal Paese a prescindere dai partiti che ne fanno parte. Dopo questo voto, credo sia difficile negare che un centrosinistra diviso in dieci liste fa solo il gioco di Berlusconi...".
Walter Veltroni, 15 giugno 1999

"Giovani"

Enrico Salza, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa SanPaolo, oggi intervistato dalla stampa risponde alla domanda "giovani che promettono bene per la classe dirigente" facendo il nome di Luca Remmert. Che ha 53 anni.

Shadow scudetto

Massimo D'Alema, 7 marzo 2008, "La Roma è un modello per il Partito democratico"

Lui, il Mancio, aveva provato a perderlo anche oggi. Ora però si gode, si gode, si gode

venerdì 16 maggio 2008

Ma in fondo la Roma ha già vinto, no?

David Brooks dà sempre una pista a tutti

"Hezbollah is one of the world’s most radical terrorist organizations. Over the last week or so, it has staged an armed assault on the democratic government of Lebanon".

Il Foglio.it "Quello che nessun interista dovrebbe fare a un passo da domenica"

Non è una cosa bella quella che sta succedendo all’Inter, perché non è bello arrivare all’ultima giornata di campionato soffocati da improvvise intercettazioni telefoniche che pur non avendo alcuna rilevanza penale riescono comunque a scaraventare addosso alla squadra un numero sufficiente di secchiate di letame da rendere più difendibile del dovuto la squadra di Mancini. La Roma è stata magnifica negli ultimi mesi e ha avuto il merito di strappare dalle mani dell’Inter il sonnifero con cui Ibra, Cruz, Zanetti e Viera avevano ormai fatto appisolare tutte le altre squadrette. Dunque, onore alla Roma ma oggi più che mai forza Inter. Perché sarà diventata anche una delle squadre meno amabili del mondo, ma con tutta questa zozzeria finitale addosso anche per il tifoso nerazzurro meno portato a difendere l’Inter morattiana è difficile non sperare che, ora più che mai, domenica allo Stadio Tardini ci sia una squadra in grado di sacrificare la resistenza del Parma per difendere non solo il pallone ma molto altro da tutte le monnezze da sottoscale finite contro i campioni d’Italia. Dunque onore alla Roma, onore a Perrotta, De Rossi, Vucinic e a Francesco Totti, ma oggi più che mai forza Inter!
Claudio Cerasa
E qui.

Italy of America

Faranno pure schifo le primarie da noi, però che cazzo almeno non durano un anno e mezzo.

Il Foglio. "Così W si crea il ruolo di interlocutore unico a destra e a manca"

Riunione di famiglia nel Partito democratico prima del pranzo con il cav.

mercoledì 14 maggio 2008

Il Foglio.it "Ecco perché D'Avanzo ha scomunicato il travaglismo sul giornale di Travaglio e di D'Avanzo"

La corrispondenza tra Giuseppe D’Avanzo e Marco Travaglio registra oggi una nuova puntata con un ispiratissimo giornalista di Repubblica che sulle pagine del quotidiano romano ha scomunicato Travaglio. Con un colpo di classe (o un colpo basso?) il collaboratore dell’Unità e della Repubblica di Torino, dopo essere stato definito da D’Avanzo, ieri, manipolatore di lettori “inconsapevoli” e giornalista che “bluffa”, risponde proprio su Repubblica spiegando che le “chiacchiere stanno a zero”. Travaglio ricorda che a proposito del caso Schifani lui si è “limitato a rammentare un fatto vero” e che, seppur riguardo ai quei “fatti” ci siano “rapporti di nessuna rilevanza penale”, dall’altra parte questi sono fatti di “grande rilievo politico-morale”. Certo, per chi puntigliosamente come Travaglio racconta solo “fatti”, l’espediente linguistico del “grande rilievo politico-morale” è un po’ curioso. Essere costretti a definire un fatto di “grande rilievo politico-morale” senza limitarsi a raccontare solo i fatti, nasconde questa piccola contraddizione di fondo: se i “fatti” necessitano di commento, significa che i fatti raccontati non sono così evidenti per dimostrare qualcosa. Pensandoci bene, quelle parole non sono poi così diverse da quelle già utilizzate da Travaglio e da Gomez nel libro “Se li conosci li eviti”. I due giornalisti, a questo proposito, avevano già anticipato il nuovo approccio alla cronaca giudiziaria del travaglismo spiegando, nelle prima pagine del loro volume, che il discrimine per valutare l’attività politica di un politico non si limita più “al criterio dei precedenti e delle pendenze penali”. Siamo “convinti – scrivono i giornalisti – che non basti essere incensurati per fare politica” e per questo “abbiamo scovato i nemici della legalità”. E’ anche per questo che nel vocabolario travagliesco i fatti non sono solo fatti ma sono anche “moralmente disdicevoli”. Non importa se sono reati, sono comunque disdicevoli. Così, rispondendo a Travaglio, D’Avanzo dice invece che “non sempre i fatti sono la verità”. E a questo proposito ricorda un episodio dell’8 agosto del 2002, quando Travaglio avrebbe passato le sue vacanze con Giuseppe Ciuro (detto Pippo) dormendo in un residence pagato da Michele Aiello. D’Avanzo spiega che Aiello è lo stesso Aiello che verrà poi condannato a 14 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso e che Ciuro è lo stesso sottufficiale di polizia condannato a 4 anni e 6 mesi per aver favorito Michele Aiello e per aver rivelato segreti d’ufficio utili a favorire la latitanza di Bernardo Provenzano. Il parallelismo è notevole. Perché, da un lato c’è Travaglio che in tv ricorda i rapporti di Schifani con persone poi condannate per mafia. Dall’altra, invece, c’è D’Avanzo che ricorda i rapporti di Travaglio con persone poi condannate per mafia. “Ditemi ora chi può essere tanto grossolano o vile da attribuire all’integrità di Marco Travaglio un’ombra, una colpa, addirittura un accordo fraudolento con il mafioso e il suo complice?”, si chiede D’Avanzo che incalza Travaglio puntandogli contro lo stesso meccanismo con cui il corsivista dell’Unità costruisce nei suoi libri e nei suoi interventi il parametro di giudizio per identificare cosa è vero, cosa è falso, cosa è giusto e cosa è sbagliato. “Un fatto ci indica sempre una verità?”, si chiede D’Avanzo. No, naturalmente: Travaglio non è un mafioso per il semplice fatto che ha frequentato persone che sarebbero state condannate per mafia e le parole contenute in un brogliaccio di polizia, come Travaglio ovviamente sa, sono il resoconto di un fatto, non “la verità da scagliare contro qualcuno". E chissà che Travaglio non abbia capito che il giochino non piace più a nessuno (e comunque non a D’Avanzo).
Claudio Cerasa
14/05/08

Pacatamente

(ASCA) - Roma, 14 mag - 'Pacatamente e serenamente, come dice il principale esponente dello schieramento a me avverso, se po' fa, si puo' fare'. Silvio Berlusconi usa sorridente una espressione di Walter Veltroni, divenuta un tormentone durante la campagna elettorale, per richiamare tutti a uno sforzo comune nell'interesse del paese.
Berlusconi auspica, in conclusione della sua replica alla Camera per il voto di fiducia al governo, un clima 'piu' sereno', un metodo 'piu' tranquillo di discussione' e inoltre 'un'attitudine politica severa, rigorosa, ma non disfattista e arrogante'.

martedì 13 maggio 2008

CaW

Se non l'avete capito, oggi è una giornata da fortissimamente CaW

Inveltronito (e se non fosse che c'è clima di dialogo forse il Cav. potrebbe anche querelare)

(ANSA) - ROMA, 13 MAG - 'Berlusconi si e' inveltronito. Ha dimostrato di essere anni luce lontano dai toni della campagna elettorale, ma anche dai toni del 2001'. Lo ha detto Ermete Realacci, del Pd, parlando in Transatlantico con i cronisti che gli chiedevano perche' avesse applaudito il Presidente del Consiglio durante il suo discorso per la fiducia.

Questo posto è bellissimo

Ieri sera, con inconsueto spirito giovanile, sono stato portato in questo posto meraviglioso.

Questo articolo è perfetto

Ieri, Filippo Facci.

"Travaglio deve ancora fornire spiegazioni, detto tra parentesi, circa l’episodio che lo rese noto: la volta ossia che andò da Luttazzi a sostenere riga per riga tutte le accuse che dipingevano Berlusconi come un mafioso. Quelle accuse sono cadute tutte, ma lui non si è mai scusato. Ha continuato a riportare ogni singola accusa nei suoi libri. Tutte. Dicendo magari che le indagini sono state archiviate, sì, «ma con motivazioni durissime». In natura esiste qualcosa del genere: si chiama scarabeo stercorario. Nel giornalismo italiano si chiama Marco Travaglio".
Tutto l'articolo qui.

Capezzone

C'è qualcosa che sta cambiando in giro, e pure a destra c'è un aria nuova che si respira anche se i volti sono sempre quelli veccchi. Però, per esempio, Capezzone portavoce della vecchia Forza Italia è una bella notizia.

Il Foglio. "Quando fu abortito Moro. Maggio 1978, la tragedia italiana e cattolica del sacrificio di un uomo e del voto sulla 194

L’opposizione della Dc all’aborto legale era “ostacolo alla facilità di contatto con le masse e alla cooperazione. Era stato Moro il primo a piegare la testa alla “moderna coscienza pubblica”. Cronaca di un mese molto particolare.

(Pezzo veramente molto lungo)

Il Foglio "Sicurezza ombra. Minniti e Tenaglia per incalzare il governo s’ispirano pure al modello Essex. Disegno di legge pronto"

Minniti e Tenaglia vogliono “molestare i delinquenti”, come fanno gli inglesi. Parlano i due ministri dello shadow cabinet.

Il Foglio.it "Tutto quello che un interista vorrebbe dire a Mancini e non ha il coraggio di dirgli"

Ci sono cose che il tifoso interista non ha mai avuto il coraggio di dire a Roberto Mancini e che oggi invece direbbe molto volentieri al bellissimo allenatore nerazzurro. Non si tratta solo di Burdisso, che non è un giocatore di calcio ma visto che Mancini fino a poco tempo fa aveva come consigliere di fiducia il signor Fausto Salsano (famoso, più che le prodezze sui campi da gioco, per essere stato l’uomo che ha senza dubbio ispirato la pettinatura di Massimo Calearo) si capisce che il Mancio abbia serie difficoltà a capire cosa serve a una squadra e cosa non serve. (Caratteristica, tra l’altro, necessaria a chiunque aspiri a diventare un allenatore dell’Inter di Massimo Moratti). Non si tratta neppure di riuscire a essere in grado a fare il cambio sbagliato nel momento sbagliato – caratteristica, tra l’altro, necessaria a chiunque aspiri a diventare un allenatore dell’Inter di Massimo Moratti – con una continuità così raccapricciante da rendere in fondo il Mancio più simpatico anche di un Corrado Orrico o di un Mircea Lucescu. C’è dell’altro, purtroppo. Perché la differenza tra Roberto Mancini e tutti gli altri allenatori che l’Inter ha avuto negli ultimi anni è che gli altri allenatori avevano un’idea precisa di come far giocare la squadra e non vincevano mai perché quell’idea era sempre sbagliata. Roberto Mancini, e un tifoso dell’Inter non fa certo fatica ad accorgersene, un’idea di come giocare a calcio non ce l’ha e da tre anni, invece, finge di averne una bellissima. I cronisti che lo hanno seguito già nei primi anni a Roma, alla Lazio, sanno che il Roberto Mancini che oggi gioca con cinque terzini (e che se solo sessant’anni fa fosse vissuto in Russia e ne avesse avuto la possibilità avrebbe schierato fluidificanti di fascia anche nei Soviet di Stalingrado) è lo stesso che a fine partita, parlando con i giornalisti, confessava che nella sua formazione ideale a centrocampo dovrebbero esserci tutti giocatori offensivi e che difendere troppo il centrocampo era come non averci nessuno lì, in quel fazzoletto di campo (il Mancio prendeva come esempio Dejan Stankovic). Poi si è visto come è finita, con Zanetti, Chivu, Burdisso, Maxwell e si potrebbe continuare per ore, fino a essere costretti a rimpiangere Farinos. Ci sono tante cose che un tifoso interista vorrebbe dire al Roberto Mancini, che si lamenta con gli altri dei problemi che dovrebbe risolvere lui. Perché se un difensore tira un rigore che non doveva tirare la colpa non è del difensore ma del bellissimo allenatore che gli permette di tirarlo e che quando lo vede avvicinarsi sul dischetto non ha le palle di dire no, questo non puoi farlo. Il Mancio, forse, vincerà lo scudetto domenica prossima perché il Parma ha esonerato Cuper dando fiato a tutte le combinazioni possibili delle teorie di complotto (il Parma aveva nella clausola con Cuper il dettaglio che in caso di salvezza Cuper non sarebbe stato licenziato. Dunque, teoria del complotto numero uno, il Parma ha licenziato Cuper perché non si vuole salvare e vuole far vincere lo scudetto all’Inter; oppure, teoria del complotto due, perché ha capito che l’Inter è così poco competitiva che salvarsi è inevitabile e avere Cuper sul groppone per un anno ancora sarebbe forse stato un po’ troppo eccessivo anche per una squadra generosa come il Parma). Forse il Mancio non vincerà, forse il Mancio riuscirà a non vincere neppure con il Parma allenato dal mister della primavera, ma comunque il tifoso dell’Inter apprezzerà lo sforzo di Mancini che in soli tre anni è riuscito comunque ad attualizzare, rovesciandola, la vecchia teoria di Victor Hugo. “Si può resistere all’invasione degli eserciti, non si può resistere all’invasione delle idee”. Purtroppo Mancini ha dimostrato che è anche vero il contrario. Si può resistere all’invasione degli eserciti, si può resistere anche ai terzini schierati in ogni zona del campo e si può resistere pure alle nostalgie per Hector Cuper e Gigi Simoni. Ma purtroppo, alla ritirata completa delle idee proprio non si può resistere e se Roberto Mancini avesse voglia l’anno prossimo di seguire la strada delle sue idee stia tranquillo, ché in piazza a protestare non ci andrà neppure Nicolas Burdisso.
di Claudio Cerasa

domenica 11 maggio 2008

Roberto Mancini

Lo ribadisco. Magari si vincerà la prossima settimana, ma Roberto Mancini resta uno dei peggiori allenatori del mondo.

A proposito del Libano

Leggendo i giornali di oggi e soprattutto Eugenio Scalfari e soprattutto le pagine esteri di Repubblica c'è una cosa che mi spaventa ed è l'approccio giornalistico, e di una certa sinistra che ci va a braccetto, con Hezbollah (Hizbollah, se vogliamo far finta di essere fichi e di leggere anche i giornali stranieri). Le sfumature con cui i giornali hanno raccontato il golpe del Partito di Dio sono quelle di chi si trova di fronte a un movimento turbolento che quasi comprensibilmente ha reagito aprendo il fuoco a chi aveva bloccato la trasmissione del proprio network. Bene. Bene anche che Scalfari metta insieme Hamas e Hezbollah, bene che sia chiaro finalmente che Hezbollah sia un braccio di Teheran che passa per la Siria e arriva fino in Libano con le armi caricate in Iran. Bene. In tutto questo, però, manca solo una cosa da capire. E' così difficile dire che Hezbollah non è un gruppetto eroico di resisteni solo un po' biricchino che si arma per difendersi dalla "minaccia israeliana", come la chiamerebbero da quelle parti? E' così difficile dire che Hezbollah è un gruppo di terroristi con un esercito parallelo e con una tv satellitare che anche l'Unione Europea aveva detto di chiudere già tre anni fa? "Terroristi". Ci vuole così tanto a scriverlo?

venerdì 9 maggio 2008

La riunione del Foglio, di ieri

Riunione asciutta, piena di indiscrezioni, pezzi carnosi e direttore in giornata papillon. Breve discussione sul nuovo ministro dei Beni culturali, onorevole Sandro Bondi. Il vicedirettore Ubaldo Casotto ha ricevuto un articolo del ministro. Giuli, che in redazione qualcuno ha proposto come ghost writer di Gianni Alemanno, riferisce di alcune telefonate imbarazzanti ricevute dall'entourage del sindaco di Roma (sconosciuti che propongono se stessi alla guida delle municipalizzate romane). C’è poi da commentare un governo nato poche ore fa. Il direttore articola un piccolo saggio sul femminilismo berlusconiano di governo che è adolescenziale, bellissimo e molto diverso da quello invece maturo di Sarkozy e Zapatero. I muratori continuano a martellare con vivacità sui muri, Cundari legge l’intervista di D’Alema sul giornale di Antonio Polito che non è mai stato dalemiano ma che da due settimane parla solo di D’Alema (in redazione la parola “dalemiani” è una parola molto a rischio. Ogni giorno è oggetto di dibattito e quando non c’è il dibattito bastano gli sguardi. In sintesi: i dalemiani, secondo i dalemiani, esistono solo nella testa dei non dalemiani. I non dalemiani, che in redazione sono ormai piuttosto distinguibili – circa tre – vedono invece dalemiani in ogni dove). C’è uno shadow cabinet in arrivo e Soru sta per comprare l’Unità. Paginone su Obama. E’ una pop star, è la vera storia del momento, per il direttore, e la redazione esteri per qualche giorno si trasformerà in una piccola redazione Obama. Sul filo sottile che lega (legherebbe) Obama e Veltroni ci sono cose che non si possono scrivere sul giornale ma che si possono dire in riunione: uno dei due sembra non sia nero. Uno dei due non è così avvenente. Uno dei due ha parlato bene dell’aborto. Lunga discussione su Sora Lella (misteriosamente, sulla signora Bertinotti quasi ogni redattore conosce un aneddoto). Di Michele ha un suggerimento per i palinsesti domenicali Mediaset (sora Lella con Donna Assunta a Buona Domenica) e dopo una breve conversazione su salotti e mondanità (“Uscire la sera non è un reato ideologico”, dice il dir), Peduzzi incanta il direttore segnalando un pezzo dell’ex ambasciatore John Bolton sul Cav. Il direttore nota che si parla, in effetti, di Berlusconi in ogni paragrafo e Di Michele dice che così però sembra un editoriale di Mario Giordano.
Claudio Cerasa

martedì 6 maggio 2008

Roberto Mancini

A volte, Mancini, questo bellissimo allenatore, mi fa rimpiangere anche il buon Roy Hodgson. Nel senso: l'unica cosa buona che è riuscito a fare Roy Hodgson è stata quella di vincere una notte di qualche anno fa 5-4 contro la Roma a Roma (sei gol di Simeone, se non ricordo male). Hodgson è stato uno dei peggiori allenatori dell'Inter (non a caso Moratti lo ha prontamente riportato all'Inter) ma state certi che se avesse avuto gente come Burdisso, Rivas o Maniche al derby magari avrebbe fatto giocare Javier Zanetti prima punta di un 4-2-3-1 ma quelle tre pippe lì, al derby scudetto, lo avrebbe capito anche lui che sarebbero stati buoni al massimo per una coppa Italia (competizione dove Roberto Mancini non ha eguali). Un conto è essere incompetenti tatticamenti (Hodgson); un conto è essere incompetenti e basta. Domenica, a meno di follie, si vincerà lo scudetto (bastano tre punti, che cazzo); ma se mi dite che questo scudetto lo si è vinto grazie a Mancini, scusate ma mi viene da vomitare.

Pronto? Fantacalcio?

Tira più un voto per Mutarelli che per Gordon Brown

A questo punto del campionato, qualsiasi giornalista abbia avuto a che a fare, per un motivo qualsiasi, con un qualsiasi giornale sportivo riceve una telefonata. Potresti solo averci solo scritto, su quel giornale; potresti solo aver chiamato un centralino, potresti solo aver inviato un curriculum, potresti solo averci collaborato, potresti solo conoscere uno stagista; ma la telefonata, comunque, la ricevi. Inizia più o meno così. Il conoscente ti saluta e ti dice, misteriosamente, che gli devi un favore. Tu, naturalmente senza aver idea di chi sia il conoscente, lo lasci parlare e cerchi di capire di che, e di chi, si tratta. Vorrà parlarti di Veltroni, pensi; al massimo ti vorrà offrire uno spunto sulle origini della clamorosa, e avvincente, sconfitta del Partito democratico a Todi; magari vorrà segnalarti, pensi, l’arrivo degli ultimi modelli di aspiratori abortivi. Invece no. Arriva, lui, e ti chiede se conosci qualcuno lì al Corriere o lì alla Gazzetta. Tu, ingenuo, naturalmente dici di sì (ché non sta mai bene, soprattutto se non hai idea di chi sia la persona con cui stai parlando, quando qualcuno ti chiama e ti chiede se conosci qualcuno dire di no.). E allora, “l’amico”, insistendo, ti ricorda del “favore” e ti parla di classifiche, di voti e di pagelline ti dice “fantacalcio” e, amichevolmente, ti offre del denaro. Senti, ti dice, mi servirebbe bombarli un po’; con un tono che non ammette repliche, o dubbi, sull’origine del complemento oggetto. “Bombarli un po’”. Ma che? Lui comincia a parlarti di “punti di distacco”, ti spiega che “qui ci si gioca tutto” e ti dice che per un “senza voto” rischia “la vita”. Amico mio, ti prego: aiutami. E allora, tu pensi che, sì, questi sono giorni difficili. Ché ci sono lupomanni che arrivano in Campidoglio, ché ci sono partiti che rubacchiano con le percentuali (33 per cento non significa, com’è noto, 34), ché ci sono comizi che ieri ospitavano scrittori come Pasolini e oggi ospitano cantanti come Jovanotti; ché, poi, ci sono anche tutte quelle destabilizzanti coincidenze temporali (per esempio, l’Inter che prova a perdere lo scudetto sempre nello stesso giorno). Si capisce, quindi, che ci possano essere ragioni più che comprensibili per cui, anche stimati professionisti, possano festosamente impazzire, possano così scrivere ai vicedirettori della Gazzetta e, dimenticandosi di lupomanni in Città, di caimani a Palazzo, di ciarrapichi al Senato, possano avere il tempo di stare lì a scongiurare il cronista sportivo. Una certa continuità nella disperazione può generare la gioia, diceva il vecchio romanziere Albert Camus. Definizione che potrebbe perfettamente essere cucita sull’abito di un Al Gore, di una Ségolène Royal o di un Gordon Brown; ma che l’amico del giornalista sportivo collettivo, per via del fantacalcio, consiglia invece di applicare – ogni anno a questo punto del campionato – alle pagelline sportive del lunedì: per provare disperatamente a bombare un voto in più non per un Gordon Brown o per una Ségolène Royal ma per un Massimo Mutarelli.
Claudio Cerasa
06/05/08



Analisi del voto di Veltroni

Secondo Veltroni, il Pd ha vinto le elezioni e il centrosinistra le elezioni non le vince da quindici anni.