martedì 13 maggio 2008

Il Foglio.it "Tutto quello che un interista vorrebbe dire a Mancini e non ha il coraggio di dirgli"

Ci sono cose che il tifoso interista non ha mai avuto il coraggio di dire a Roberto Mancini e che oggi invece direbbe molto volentieri al bellissimo allenatore nerazzurro. Non si tratta solo di Burdisso, che non è un giocatore di calcio ma visto che Mancini fino a poco tempo fa aveva come consigliere di fiducia il signor Fausto Salsano (famoso, più che le prodezze sui campi da gioco, per essere stato l’uomo che ha senza dubbio ispirato la pettinatura di Massimo Calearo) si capisce che il Mancio abbia serie difficoltà a capire cosa serve a una squadra e cosa non serve. (Caratteristica, tra l’altro, necessaria a chiunque aspiri a diventare un allenatore dell’Inter di Massimo Moratti). Non si tratta neppure di riuscire a essere in grado a fare il cambio sbagliato nel momento sbagliato – caratteristica, tra l’altro, necessaria a chiunque aspiri a diventare un allenatore dell’Inter di Massimo Moratti – con una continuità così raccapricciante da rendere in fondo il Mancio più simpatico anche di un Corrado Orrico o di un Mircea Lucescu. C’è dell’altro, purtroppo. Perché la differenza tra Roberto Mancini e tutti gli altri allenatori che l’Inter ha avuto negli ultimi anni è che gli altri allenatori avevano un’idea precisa di come far giocare la squadra e non vincevano mai perché quell’idea era sempre sbagliata. Roberto Mancini, e un tifoso dell’Inter non fa certo fatica ad accorgersene, un’idea di come giocare a calcio non ce l’ha e da tre anni, invece, finge di averne una bellissima. I cronisti che lo hanno seguito già nei primi anni a Roma, alla Lazio, sanno che il Roberto Mancini che oggi gioca con cinque terzini (e che se solo sessant’anni fa fosse vissuto in Russia e ne avesse avuto la possibilità avrebbe schierato fluidificanti di fascia anche nei Soviet di Stalingrado) è lo stesso che a fine partita, parlando con i giornalisti, confessava che nella sua formazione ideale a centrocampo dovrebbero esserci tutti giocatori offensivi e che difendere troppo il centrocampo era come non averci nessuno lì, in quel fazzoletto di campo (il Mancio prendeva come esempio Dejan Stankovic). Poi si è visto come è finita, con Zanetti, Chivu, Burdisso, Maxwell e si potrebbe continuare per ore, fino a essere costretti a rimpiangere Farinos. Ci sono tante cose che un tifoso interista vorrebbe dire al Roberto Mancini, che si lamenta con gli altri dei problemi che dovrebbe risolvere lui. Perché se un difensore tira un rigore che non doveva tirare la colpa non è del difensore ma del bellissimo allenatore che gli permette di tirarlo e che quando lo vede avvicinarsi sul dischetto non ha le palle di dire no, questo non puoi farlo. Il Mancio, forse, vincerà lo scudetto domenica prossima perché il Parma ha esonerato Cuper dando fiato a tutte le combinazioni possibili delle teorie di complotto (il Parma aveva nella clausola con Cuper il dettaglio che in caso di salvezza Cuper non sarebbe stato licenziato. Dunque, teoria del complotto numero uno, il Parma ha licenziato Cuper perché non si vuole salvare e vuole far vincere lo scudetto all’Inter; oppure, teoria del complotto due, perché ha capito che l’Inter è così poco competitiva che salvarsi è inevitabile e avere Cuper sul groppone per un anno ancora sarebbe forse stato un po’ troppo eccessivo anche per una squadra generosa come il Parma). Forse il Mancio non vincerà, forse il Mancio riuscirà a non vincere neppure con il Parma allenato dal mister della primavera, ma comunque il tifoso dell’Inter apprezzerà lo sforzo di Mancini che in soli tre anni è riuscito comunque ad attualizzare, rovesciandola, la vecchia teoria di Victor Hugo. “Si può resistere all’invasione degli eserciti, non si può resistere all’invasione delle idee”. Purtroppo Mancini ha dimostrato che è anche vero il contrario. Si può resistere all’invasione degli eserciti, si può resistere anche ai terzini schierati in ogni zona del campo e si può resistere pure alle nostalgie per Hector Cuper e Gigi Simoni. Ma purtroppo, alla ritirata completa delle idee proprio non si può resistere e se Roberto Mancini avesse voglia l’anno prossimo di seguire la strada delle sue idee stia tranquillo, ché in piazza a protestare non ci andrà neppure Nicolas Burdisso.
di Claudio Cerasa

1 commento:

Demonio Pellegrino ha detto...

Devo dire che la tua teoria sul perche' il parma avrebbe licenziato Cuper mi pare abbastanza azzeccata. Quella in cui dici che la dirigenza parmense aveva paura di vincere e quindi non voleva avere cuper sul gruppone per un altro anno.

oppure, teoria del complotto No. 3, il presidente del Parma ha scoperto che Cuper, ex interista, voleva far vincere l'Inter per poter aspirare alla poltrona interista l'anno prossimo.

Conoscendo la bravura di Moratti nello scegliere i giocatori non mi pare tanto un'opzione campata in aria.

bell'articolo comunque.