domenica 10 gennaio 2010

La Presa di Roma sulla Stampa/2

8/1/2010 -
D'Alema e Alemanno biografie parallele
MARCELLO SORGI
La lettura incrociata di due libri usciti di recente rivela come i meccanismi della presa del potere, non solo si assomiglino, ma prescindano in gran parte dalla natura e dall'orientamento politico (destra o sinistra) di chi prende lo scettro. Claudio Cerasa, giornalista del Foglio (La presa di Roma, Bur futuro passato, euro 9,80), e Alessandra Sardoni, giornalista de La 7 (Il fantasma del leader, Marsilio Tempi, euro 16,50) analizzano rispettivamente la sorprendente ascesa al Campidoglio di Gianni Alemanno, il primo sindaco di destra della Capitale dopo quindici anni di dominio ininterrotto della sinistra, e l’incolmabile vuoto di leadership del Pds-Ds-Pd, dopo la fine del partito-chiesa comunista. 

I due protagonisti, avversari nella vita politica di tutti i giorni, hanno in comune alcuni aspetti delle loro (diversissime) biografie: rappresentano, nei loro partiti, due figure fortemente identitarie, la «destra sociale» Alemanno e i post-comunisti D’Alema. Nei Palazzi che occupano o hanno occupato (il Campidoglio e Palazzo Chigi), sono arrivati a sorpresa: Alemanno non era affatto dato per vincente nella primavera del 2008, quando Rutelli tentò per la terza volta di tornare a fare il sindaco di Roma. E D'Alema fu addirittura accusato di aver ordito un complotto, per scalzare Prodi e arrivare alla presidenza del consiglio sulla base di un nuovo ribaltone e senza un passaggio elettorale. 

Forse dipende anche da questo - dalla necessità, cioè, di stabilizzarsi, dopo le tumultuose arrampicate che li hanno portati in sella - l’uso di regole o di tecniche di potere abbastanza simili. Prima di tutto, l’occupazione di territori inesplorati o abbandonati dai loro predecessori: per Alemanno, la periferia e le borgate una volta polmoni di consenso della sinistra, poi abbandonate in omaggio alla politica di Veltroni fatta di eventi (Festa del cinema, Notti bianche) e ambientata, per forza di cose, sullo scenario spettacolare del centro della Capitale. Quanto a D’Alema, la famosa visita a Cologno Monzese nella sede storica di Canale 5, quando il futuro primo premier post-comunista riconobbe che la tv commerciale era una delle maggiori industrie culturali del Paese. 

Seconda regola, l’uso di «issues» e tematiche inusuali o eretiche rispetto alle proprie culture di provenienza: per Alemanno il «sociale» spinto fino ai limiti del corteggiamento dell’elettorato sottoproletario più tradizionalmente vicino alla sinistra radicale. E per D’Alema la tecnocrazia, frequentata in tutte le sue espressioni pubbliche e private, dai manager privati agli alti gradi delle forze armate, con l’aggiunta di un distacco polemico e progressivo dai sindacati. Infine, terza e regina delle regole, il trasversalismo: per Alemanno l’apertura ai dalemiani, nemici dichiarati di Veltroni nel Pd, e per D’Alema il braccio teso a Berlusconi, obiettivo pregiudiziale di Prodi e Veltroni. Cioè, in altre parole, la consapevolezza che gli avversari e le alternative esistono solo in campagna elettorale. E il giorno dopo che hai vinto, una parte degli sconfitti è già pronta a far patti con te. 

Autore: Claudio Cerasa
Titolo: La presa di Roma
Edizioni: Bur
Pagine: 300 
Prezzo: 9,80

Autore: Alessandra Sardoni
Titolo: Il fantasma del leader
Edizioni: Marsilio
Pagine: 335 
Prezzo: 16,50

Nessun commento: