martedì 29 aprile 2008

Il Foglio.it "Del Piero e Inzaghi sarebbero stati fatti fuori dal patto generazionale di Veltroni"

Pensate che cosa sarebbe successo se fosse arrivato al Milan di Filippo Inzaghi (35 anni, 260 gol in carriera), oppure alla Juventus di Alessandro Del Piero (34 anni e 239 gol), oppure alla Fiorentina di Christian Vieri (35 anni e 251 gol) o anche alla Roma di Francesco Totti (32 anni, 165 gol in A) un leader così carismatico da essere convinto che tra i criteri utili per disegnare la propria formazione ci deve essere anche quello di definire qualitativamente il tuo uomo da schierare in campo valutando le “esperienze più o meno sufficienti”. “Quaranticinque anni di Parlamento sono un’esperienza sufficiente”, aveva detto il leader del Partito democratico, a proposito di Ciriaco De Mita, cominciando a impostare la sua squadra elettorale in nome di un presunto “patto generazionale”. Patto? Sì: via i volti troppo esposti, dentro i giovani che seppur inesperti, seppur poco allenati, seppur poco rodati comunque prima o poi si faranno. Prima o poi (Come dire che se Burdisso è una pippa, anche se si perdono le coppe dei campioni, facciamolo giocare, ché prima o poi imparerà). I nomi li sapete. Marianna Madia; Daniela Cardinale; Pina Picerno. Eccetera. Via gli esperti, dentro la nuova stagione. L’avessero fatto a San Siro, l’avessero fatto con “l’esperto” Maldini, l’avessero fatto con il lesso Del Piero, l’avessero fatto con l’incidentato Inzaghi il popolo delle libertà sportivo sarebbe entrato a San Siro con le baionette caricate con i bulloni. Non era Indro Montanelli a dire che le rivoluzioni si vincono non in forza delle loro idee, ma in quanto riescano a confezionare una classe dirigente migliore di quella precedente? E’ vero, il più delle volte politica e calcio non c’entrano nulla; ma oggi per un democrat sportivo che la domenica guarda spaparanzato in canottiera sul divano le triplette del vecchio Inzaghi e le punizioni dell’esperto Del Piero, si fa un po’ fatica a non convincersi sempre di più che per vincere le elezioni, così come per vincere i campionati, i mondiali e gli Europei, il patto generazionale non ha alcun senso portarlo in giro come se fosse un magnifico paio di jeans con il cavallo molto basso. Come se fosse una roba di moda. Non questo funziona e questo no, ma questo mi piace e questo non mi piace. Per favore. Certo, dire un “patto” forse è un po’ eccessivo perché i patti si firmano in due, tra chi lo propone e chi se lo accolla negli anni. Ma se invece si trattava solo di un pacco generazionale, allora sì, qui si direbbe che questa volta abbiamo fatto proprio centro.
Claudio Cerasa
29/04/08


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