lunedì 26 maggio 2008

Il Foglio.it "Sfogo (semi) amaro di un interista a fine stagione"

Ce l'aveva già messa tutta sette giorni fa e va comunque dato atto a Roberto Mancini che non è certo colpa sua se poi arriva Ibrahimovic a rovinarti un pomeriggio come quello di Parma (dove tutto era stato studiato a puntino per provare a perdere quello che l’Inter aveva giá regalato da tempo al Mancio: lo Scudetto). Mancini, che oltre a essere molto simpatico é anche straordinariamente coerente, ha battuto forte i pugni sul tavolo per tutta la settimana, ha pensato a come non farsi fregare due volte e come spesso gli capita quando è in forma – e in questo periodo, va detto, è in forma strepitosa – si è giocato la carta giusta: una di quelle carte, o se volete “pedine”, che da anni caratterizzano il pacco giocatori del Biscione nerazzurro (volevo dire parco) e che per non interrompere un'emozione che così gloriosamente dura da tanti anni (all’Olimpico, soprattutto, dove gli interisti scarsi, ma scarsi, ma scarsi, per esempio a sinistra non sono mai mancati, vero Gresko?) Mancini ha deciso di non rinunciarci. E come si dice da queste parti, a Cesar è stato dato quel che spettava a Cesar. Cioè nulla. Epperò, anche con il campionato finito, anche se Mancini due cose buone le ha fatte durante la stagione (qui siamo seri: Adriano, una volta fatto diventare una pippa, il Mancio – eroico – ha avuto il coraggio di non schierarlo più in campo. E poi c’è Recoba - che in questi giorni sarà con ogni probabilità impossibilitato ad allenarsi per, chissà, una gengiva infiammata, o forse qualche dente cariato o magari qualche ponte saltato – al quale Mancini ha spiegato l’unica cosa che negli ultimi dieci anni nessuno aveva avuto la forza di dire: “Ciao, Alvaro”); anche se l’Inter vince il campionato ormai da tre anni (sono tre, amici juventini, sono proprio tre), riesce comunque sempre a stupire che un allenatore come Roberto Mancini (uno che, si sa, i giocatori bravi li riconosce a occhi chiusi. Infatti Burdisso, come è noto, Mancini quest’anno lo ha schierato in campo 33 volte) sia in grado di metterti di cattivo umore anche con uno scudetto appena conquistato. E riesce sempre a stupirti con che formidabile abilità l'allenatore che vince sempre riesca a sbagliare la formazione con una continuità tale da rendere impossibile alcuna giustificazione. (Va capito Mancini: certi giocatori dopo una stagione orribile in qualche modo effettivamente vanno comunque premiati). Certo, avessimo saputo che quella di sabato sera fosse stata l’ultima partita di Mancini (gli interisti sono proprio incontentabili) ci saremmo tuffati anche noi nel fontanone del Gianicolo, quello dove dopo un derby si tuffò Delio Rossi e quello in cui poco prima che Rossi si tuffasse fu irrigato da alcuni romanisti che quella sera giravano per Roma senza mutande. Detto questo, conclusa la stagione, condannato il Milan all’irrilevanza in campionato, resta il fatto che è stato tutto molto bello, ieri. Bello il fair play in campo. Bella Rosella Sensi che dice, rivolta a Mexes appena uncinato da Pelè, “No, Phelipe no!”. Bello Napolitano, che premia i giocatori in campo. Bello lo stadio, che non era pieno ma non era neanche vuoto. Belle le bandiere giallorosse che si lasciano accarezzare - per tutta la notte, in tutte le strade, in ogni bar, in ogni macchina, ma dove stanno i laziali!!! – dal primaverile venticello romano. Bello il capitano, che alza la coppa in campo. Belle le strette di mano e bello anche il clima di serenità fuori e dentro lo stadio (nessuno è stato accoltellato, ieri). Bello andare all'Olimpico e riuscire a rosicare pur avendo appena vinto lo scudetto. Bella la serata imbottigliati tra i caroselli. Bello, tutto bellissimo. E poi diciamolo, diciamolo forte, compagni interisti: “Campioni della coppa Italia” suona proprio bene, no?
di Claudio Cerasa

14 commenti:

Unknown ha detto...

Secondo me tu sei solo invidioso che la gloriosa Roma abbia vinto 9 porta ombrelli.

Noi lupi preferiamo avere un comodo posto dove metterli, cantando "iu chen sten ande mai am-berella".

A noi le coppe europee non iteressano, ci siamo fatti superare anche dalla Lazio (trattori in doppia in fila, cicoria, burini, goldituroneregolare).

Il campionato ve l'abbiamo fatto vincere, e comunque era un complotto la mano di Couto (non era la mano, era un'illusione ottica dovuta al riflesso delle treccine di Mecsès).

A noi piace celebrare record (come quello di vittorie consecutive) che poi vengono polverizzati pochi mesi da dopo dall'Inter. Solo che loro, abituati a vincere, non fanno il circo e le porchettate.

Siamo noi i più forti, ce dovete sta.

Anonimo ha detto...

Sono interista e non sono di Roma, però il Fontanone non sta al Pincio, e la signora Sensi si chiama Rosella, con una sola esse.

Per il resto spero che Moratti non butti soldi nel cesso con Mourinho, se il Mancio se ne va, va bene Mihailovich o anche Delio Rossi

luca

Claudio Cerasa ha detto...

Corretto, grazie.

Johnny Durelli ha detto...

Eddai. sei stato il primo a dire che Calciopoli era una bufala e adesso parli di tre scudetti. Essù, Claudio: un po' di onestà intellettuale. Eravate a terzi a diosolosa quanti punti da Juve e Milan. Spero comunque per voi che Mancini non se ne vada perché a quel punto precipitereste nuovamente in un baratro fatto di Lucescu, Tardelli e di derby persi 6-0. Ah, già: in quel caso vi potrete rifugiare nel vostro solito caro refrain: non siamo noi scarsi, è la Juve che ruba.

Claudio Cerasa ha detto...

Certo che era una bufala calciopoli, ma gli scudetti sono quelli. Anche se non meritati quelli sono. I ladri non esistono, esistono solo i culoni e gli sfigati nel pallone. L'Inter riesce a essere contemporaneamente culona e sfigata. Onestissimo sono.

Demonio Pellegrino ha detto...

Tre scudetti? Ma chi sei, Coglioni Gigli?

Claudio Cerasa ha detto...

Buona questa. Comunque, maledetti, mi avete fatto sentire in colpa. Era un commento scritto in un momento di sofferenza. Diciamo due e mezzo va.

Johnny Durelli ha detto...

Due, Cla'. Due. E non costringermi a dire che pure quello dell'anno scorso era tragicomico, vista l'assenza di rivali. Però amen: quello l'avete vinto sul serio e con millemila punti sulla Roma e non ci son cazzi. E non fosse stato per Ibra, (grazie Cobolli), a Parma non avreste segnato neanche se foste stati in undici sulla linea della porta sguarnita del Parma. Grazie Cobolli...(ad libitum)...Grazie Cobolli. Scusami, sto divagando. Io mi coccolo il 2-1 a San Siro con Del Piero e Trezeguet che giocano al torello con Burdisso. So' soddisfazioni.

Demonio Pellegrino ha detto...

Johnny, perche' lo chiami Cobolli? Chiamolo con il suo vero nome: Coglioni Gigli. Solo uno con quella faccia li' poteva applaudire al momento in cui hanno dato le coppe degli scudetti vinti SUL CAMPO dalla Juve agli scalzacane interisti.

Che vergogna. E quando la vecchia generazione finisce (del piero, nedved, camoranesi) probabilmente coglioni Gigli proporra' il cambio di nome alla squadra, per metterla piou' in linea con il livello dei nuovi giocatori futuri: la squadra si chiamera' Inter Torino.

Anonimo ha detto...

Calciopoli è una bufala?
state bene così

Che rabbia che mi fate, ladri felici di rubare e dispotici nel negarlo.

Calciopoli infatti è una bufala, si doveva chiamare Juvopoli o meglio ancora Agnellopoli,

Ma certi nomi nessumo ha il coraggio di farli

Ad Maiora

Forza Roma, tutta la vita contro di voi

Johnny Durelli ha detto...

FEDERICO: un altro luogo comune e mi uccido.

Demonio Pellegrino ha detto...

Federico, non hai menzionato il luogo comune della congiura del nord.

La Roma ha giocatori che appena escono fuori dal raccordo anulare dimostrano il loro valore: sputano, si fanno sbattere fuori. Dei romani, insomma.

Anonimo ha detto...

Parlate di giustizia.
Questo blog è pieno di vostri commenti su come fa schifo questo paese, sulla legalità, bla bla bla.

Ma quanto vi piace dire stupidagini e fare gli "onestoni" quelli che la sanno lunga, quelli che ti spiegano che a Roma c'è una pletora di imbecilli che non ragionano e credono solo a luoghi comuni che voi, benpensanti, identificate come tali.

C'è un processo, ci sono le prove. C'è una sentenza del giudice sportivo vergognosa. La Juventus doveva sparire dal calcio (vedetevi l'atricolo 6 del diritto sportivo, capirete) mentre ora impera sul mercato con la stessa proprietà di 3 anni fa, che caso strano non è mai stata attacata.

Ci sono i ricordi di un tifoso che butta via energie in una passione che le vostre squadre del cuore hanno reso finta come una banconota da 9 €

State bene così, l'anno prossimo rivincerete lo scudetto, con la dirigenza nuova ed elegante

Bravi

Forza Roma, sempre contro di voi

Federico

Johnny Durelli ha detto...

FEDERICO: non c'erano prove. Il processo è stato una farsa. Ed è stato accertato come la Juve non avesse violato l'articolo 6, (illecito sportivo), cosa per cui è prevista la retrocessione, bensì più volte l'articolo 1, (condotta anti-sportiva),cosa per la quale è prevista solo la penalizzazione. La retrocesseione, vista così, risulta ancora più inspiegabile. E' come se uno rubasse più volte e, avendolo fatto, venisse condannato per omicidio anziché per furto.