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sabato 24 novembre 2007
Cose a caso
Da non perdere oggi sui giornali Umberto Bossi che consiglia a Berlusconi di non tirare troppo la corda con Fini e con Casini e soprattutto di non tirarla con lui e di pensare alla mobilia. Messaggio di Bossi: "Io non ho una televisione da difendere, se si dovesse votare le Gentiloni avrei le mani libere". Il succo dell'intervista, su Repubblica, è più o meno questo. Poi D'Alema, stizzito per le intercettazioni su Mediaset, è sicuro che se la politica non fa bene il suo lavoro c'è la magistratura che, per fortuna, dà una svegliata alla politica ("ma se la politica non agisce, ecco che poi arrivano i magistrati"); ed è sicuro, altrettanto, che Veltroni conosce meglio Berlusconi di come lo conosce D'Alema (sono "sette anni" che non si sentono) e che il dialogo su riforma elettorale e riforme istituzionali sia "meno ambizioso" rispetto a quello della sua bicamerale del 1998. Poi, sulla Stampa, da non perdere un povero Beppe Fioroni, che, agitato, ricorda che il partito non è di Walter, chiede di convocare un congresso il prima possibile e chiede di dare una parvenza di democrazia al partito democratica. Temi della giornata: Casini e Fini che provano a fottere Berlusconi, con Fini che sa perfettamente che lui non può più tornare indietro e con Casini che invece sa perfettamente che nel Pdl lui potrà sempre contare. Fini, poi, ha sguinzagliato Mattioli per trattare la resa con Berlusconi. Al centro Montezemolo, come ormai capita ogni autunno, non smentisce un suo ingresso in politica. Occhio alle mosse, in chiave partito di centro, di Tabacci. Poi, a cento anni dalla nascita di Cuccia, bellissimo articolo su Repubblica di Pons sulla fine dell'era di Tronchetti in Telecom e sui suoi ultimi giapponesi rimasti. Vittoria ormai cert, grazie a Bernabé, di Prodi-Bazoli-Veltroni in Telecom. Prodi continua a sabotare l'asse tra Berlusconi e Veltroni e spera nel referendum, motivo per il quale lui e Parisi non sembrano essere così distanti come un po' di tempo fa. E infine, sul Riformista, il senatore La Torre fa due calcoli per la futura maggioranza del paese: "niente puà distrarci dall'obiettivo di interloquire con tutti coloro che concorrono a rappresentare il 50 per cento dell'elettorato italiano"
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