giovedì 4 ottobre 2007

Clemente Mastella

Dicevo che mi sembra davvero esagerato tutto questo balletto con i forconi avvelenati ai danni di Mastella. E la storia dell'aereo, poi Ceppaloni, poi la moglie, poi la casta, la casta e ancora la casta. Mastella, un genio se si considera che il partito che rappresenta non vale nemmeno l'1.5 per cento dell'elettorato, avrebbe dovuto evitare di cadere nella trappola di Floris (una vergogna quella puntata di Ballarò) e avrebbe, anche dopo quella parentesi di Floris, avuto due opportunità: fare un mea culpa sincero oppure rivendicare la sua, come dire, castità (cioè la legittima appartenenza a sta cazzo di casta). Bene, Mastella ha scelto una terza opzione; e ora secondo me inizia a sgravare. Sentendolo ieri sera a Porta a Porta, la nuova battaglia di Mastella sembra essere questa: dimostrare non tanto che la casta che lui rappresenta è una casta che potrebbe anche essere legittimata a fare la casta (ma visto il governo che ci ritroviamo si capisce che non è così facile legittimare chi rappresenta “la casta”), ma piuttosto cercare di raccontare agli interessatissimi italiani (che hanno comprato un milione di copie del libro di Stella e Rizzo) che in fondo non c'è solo una casta, ma ce ne sono tante altre; per esempio i giornalisti. Una tattica sconsiderata per non dire scellerata e che rivela un vecchio vizietto di Mastella: risolvere i propri problemi provando a far vivere quei problemi a chi li ha tirati fuori e li ha denunciati (dunque i giornalisti). E potrà pure dimostrare, Mastella, che i giornalisti sono una casta (cosa verissima tra l’altro), ma siamo davvero sicuri che il modo migliore per difendersi sia quello di attaccare, e pure un po' malamente, qualcun altro, e sia quello di dimostrare che “noi saremo pure così, ma pensate a voi altri”, invece che lasciar sfogare le beppegrilleschità e poi mettersi di buon piglio per dimostrare che la casta che si rappresenta, legittimamente, va semplicemente legittimata, più che chiacchierata?

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