lunedì 10 marzo 2008

Il Foglio.it "Le elezioni viste in una sfera di cuoio"

Faticosamente superata la candidatura, purtroppo non confermata, di Luciano Moggi nelle liste dell’Udc; verificato, dolorosamente, che dal giorno in cui Romano Prodi ha detto “sì, è vero, siamo tutti rugbisti”, l’Italia rugbista ha vinto un numero di partite di poco inferiore allo zero; informato il paese intero che Walter Veltroni, presidente onorario della Lega Basket e ambasciatore Nba Europe Live Tour, arrivato nelle Marche per la sua campagna elettorale ha spiegato che il “we can” del Pd sia molto simile al “we can” dell’ottima Premiata Montegranaro; visto tutto questo c’è un motivo per cui nello stesso istante in cui lo sport entra in campagna elettorale, la campagna elettorale, in realtà, se ne sbatte alla grande dello sport. Così, mentre Claudio Lotito, presidente della Lazio, suggerisce il nome di Claudio Lotito come futuro ministro dell’Economia; mentre Massimo D’Alema, ministro degli Esteri, racconta che questo magnifico Pd non può che avere come modello la Roma di Luciano Spalletti; mentre W traccia significativi parallelismi tra il candidato Walter e il cestista Meyers (a Pesaro), tra il candidato Walter e il Ducati Stoner (a Bologna), tra il candidato Walter e l’atleta Totti (a Roma), preso atto di tutto questo, si ricorda che nel 2001, nell’anno in cui il Milan arrivò sesto in campionato e nell’anno in cui, già a marzo, il Milan era già fuori dalla Champions League, la Roma del calcio vinceva lo scudetto, la Roma del Basket vinceva lo scudetto, la Roma del rugby vinceva lo scudetto e anche la Roma dell’hockey vinceva il suo scudetto. E mentre succedeva tutto questo, pur sapendo – come diceva Churchill – che gli italiani, da un lato, perdono le guerre come se fossero partite di calcio e, dall’altro, perdono le partite di calcio come se fossero guerre, il Cav ha fatto così: è sceso in campagna elettorale, ha spiegato, soprattutto a sinistra, perché le elezioni non sono né partite di basket, né di rugby, né di calcio e così, senza essere neppure scelto come ambasciatore Nba Europe Live Tour e senza aver avuto bisogno neppure di un Milan vincente, né in campionato né tantomeno in Champions, senza troppi parallelismi, senza troppi Calton Meyers e senza troppi Casey Stoner, lui, caro W, prendeva e semplicemente vinceva le elezioni.
Claudio Cerasa
10/3/08


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