domenica 12 agosto 2007

Due o tre cose su Cuba

Dunque, Cuba. Ricordate tutte le parole e tutte le frasi che vi dicono prima di partire, mettetele insieme, ripetete "contraddizioni", "turismo sessuale", "però è un posto affascinante", "mio Dio, è un paradiso", "ma come fai ad andartene", etc etc e moltiplicatele per dieci e poi togliete diciotto anni e andate al 1989. Cioè, l'anno della caduta del Muro di Berlino. Vi diranno sempre così: vi ripeteranno tutte quelle parole che i vostri amici vi avevano detto prima di partire, vi diranno che sì, è tutto vero, e poi vi spiegheranno che prima, quando c'erano i russi, prima che cadesse il muro, a Cuba si stava da Dio etc etc. Potrete anche crederci, potrete anche credere che in fondo la Revoluciòn fu una gran cosa, potrete leggere tutte le guide inzuppate di accecante antiamericanismo (i cubani odiano l'America solo perché non possono sognarla, naturalmente non conoscono nulla degli Stati Uniti però ascoltano Radio Progreso - mi sembra che si chiami così - e leggono i manifesti in giro per l'Havana dove sotto a uno Bush stilizzato si legge: Terrorista, per il resto ripetono a pappagallo). Cuba però è ormai un gran bel pupazzo.


E non si tratta della naturale propaganda, del modo in cui riesci a leggere sulle labbra delle guide come determinate parole si sono stampate nella loro lingua (parlando del 1959, anno della Revoluciòn, non si usano verbi come "arrivò", "ci fu" etc, tutti, ma proprio tutti, utilizzano lo stesso verbo: "triunfò"), e non si tratta del fatto che i cubani provano a farti credere che, in fondo, Cuba dei missilini russi non ne sapeva niente e non si tratta neppure del fatto che le guide fingano di non ricordare la parolina per ricordare il 1961 e la Baia dei porci (come se dice nella vostra lingua? Ah, sconfitta? O no, disfatta forse?), c'entra che da quando Cuba ha deciso di trasformarsi in un parco giochi per turisti, da quando il turismo è la quinta risorsa economica del paese (la quinta lo dicono loro, ma io non ci credo, secondo me è molto, molto di più e chiaramente se Cuba va avanti è anche colpa di turisti con brache e crema solare che vanno lì), da quando i turisti-consumisti-capitalisti sono diventati il principale erogatore di moneta, i cubani che "sogniamo tutti di essere come Che Guevera" e come Fidel Castro (che nel 1957 il New York Times definì il Robin Hood latinoamericano, sapevate?), hanno capito che l'unico modo per "vendere" Cuba ai turisti è quella di dipingerla come una perfetta Gardaland del comunismo, e provano ancora a farla funzionare questa Gardaland, in parte ci riescono ma si vede che è finto, che non è vero, che ci credono solo perché non hanno altro a cui credere davvero. Si vede fin troppo bene che ormai gli anticapitalisti vivono soltanto grazie ai soldi dei capitalisti. Sembra banale, ma non credo lo sia.


E' vero, ci sono alcuni lati affascinanti, è incredibile come tutti pur essendo mediamente molto poveri (dai 12 ai 20 euro a testa è lo stipendio, ma naturalmente da qualche anno c'è tutto il turismo in nero, poi ci sono le mance etc etc), siano però poveri con molta dignità, è incredibile come (se davvero funziona così) il servizio sanitario è gratis per tutti, l'autostop (è una lunga storia) è praticamente legalizzato (nel senso che chi guida se non si ferma si prende la multa), è affascinante come ci sia il libretto per prendere da mangiare, gratis, una volta al mese ed è anche davvero notevole come si percepisca una forte sensazione di voler condividere tutto tutto tutto (per quanto si riesca a percepire in una settimana di vacanza in ciavatte e occhiali da sole), però c'è una parola che credo possa far capire come si sentano i cubani davvero, una frase che va al di là del lavaggio del cervello ("non ho voglia di uscire da Cuba", "non mi interessa vedere altri paesi", "io sto bene qui", etc etc), ma la frasetta, pur riferendosi alla sua specifica condizione di operatrice turistica, è quella detta dalla mia guida, questa: "Non siamo padroni della nostra vita".
Ecco, finisci la tua vacanza a Cuba, rimani indubbiamente colpito da un paio di aspetti ma poi ci pensi e naturalmente non puoi che partire dal principio, dall’inizio: dalla dittatura (che loro spacciano per elezioni libere, dicendo che Fidel potrebbe anche non essere eletto nella sua circoscrizione, perché dipende tutto da noi), dalla non libertà, dalle torture, dal lavaggio del cervello. E allora ti chiedi: si può anche capire la Revoluciòn (ma a leggere le parole che scriveva Fidel prima di cacciare Batista sembra che Fidel parli di se stesso) , ma 40 anni e passa di regime, meglio, di dittatura, di fucilazioni, di non libertà valgono la candela? La risposta è no. Naturalmente no.

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