martedì 3 aprile 2007

Due o tre cose su Barcellona

A Barcellona la metropolitana è aperta, dal venerdì alla domenica, fino alle due di notte, nei vagoni prende il telefonino e non c'è quasi mai puzza di ratti.
Il Campo Nou è fantastico, è enorme, entri e non ti controllano quasi nulla, entri anche con la tessera di un abbonato che quel sabato preferiva vedersi Barcellona-Deportivo (2-1, Ronalidnho è mostruoso) a casa e che per questo ha prestato il suo abbonamento a uno che aveva chiesto un accredito al Futbol Club Barcelona (allo stadio cantano sempre queste tre parole e pensano di essere dei gran fichi) scrivendo una e-mail commovente e alla quale il futbol club Barcellona ha risposto (al punto tre) che "Apreciado Claudio, El Bernabeu es el estadio del Real Madrid, no del FC Barcelona. Nuestro estadio es el Camp Nou. Saludos cordiales".

A Barcellona non puoi camminare per strada con la birra (non valgono neanche i bicchieri di plastica) sennò ti fanno la multa davvero e in questi giorni ci sono due esposizioni notevoli al museo di arte contemporanea (progettato da Meyer, quello dell'Ara Pacis e che veramente non ha un cazzo di fantasia ). I due artisti, anzi tre, da non perdere si chiamano Carlos Pazos, che in Italia non mi sembra di averlo mai sentito, come d'altronde poco si sentono Gilbert & George che a Londra spopolano, ma comunque – Pazos – è davvero fuori di testa (è uno di quegli artisti che fanno delle opere non solo belle ma anche divertenti). E poi, gli altri artisti si chiamano Janet Cardiff e George Bures Miller, che fanno delle installazioni notevoli dove praticamente ricostruiscono nei dettagli un ambiente e dove si entra dentro l'opera. Molto fico. Fico anche un mercatino che la domenica mattina vende solo libri usati, dove si possono trovare le collezioni delle riviste Life degli anni Sessanta. Stupende


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