venerdì 13 novembre 2009

Papale papale, che cosa dovrebbe fare Rutelli


In fondo Francesco Rutelli avrebbe una grande chance. Un vero partito liberale che abbia la forza di comunicare e promuovere idee il più possibile liberali sarebbe più che opportuno dalle nostre parti. A loro modo ci provano ogni tanto i Radicali ma poi finisce che si intimidiscono e che non riescono quasi mai a imporre nel dibattito culturale italiano le loro idee in questo settore. Rutelli, tra le formidabili piroette politiche che ha fatto nel corso degli anni (lo sapete: verdi, radicali eccetera eccetera) ha sempre tentato di fare quello un po’ più liberale degli altri. E anche i suoi uomini e le sue donne che lo hanno accompagnato nelle sue avventure politiche (vedi Linda Lanzillotta soprattutto) delle buone idee di liberalizzazione le hanno avute, e questo va detto. E’ vero che un partito che nasce sponsorizzato da Calearo e da Guzzanti può suscitare alcune perplessità ma in realtà dietro la cosa rutelliana esiste un buon margine di manovra. Sembra un paradosso, perché le recenti crisi economiche sparpagliate qua e là in giro per il mondo sono state spesso accompagnate da parole come “fine del capitalismo” e cose simili. Ma in realtà quei mesi che avrebbero dovuto riportare in giro per il mondo una sorta di socialismo (chissà che significa oggi quest’espressione) in una versione aggiornata ai nostri tempi hanno in realtà prodotto un effetto diverso. Insomma, guardatevi in giro. In pochi mesi, le ultime due più importanti elezioni europee hanno prodotto risultati niente male per i liberali del continente. Alle europee del 2009 in Inghilterra, i liberali di Nick Clegg hanno ottenuto un risultato choc: il 13,7 per cento dei voti. Alle recenti elezioni tedesche i liberaldemocratici di Guido Westerwelle hanno preso persino di più: il 14,6 per cento. Cercare di trovare sponsor importanti per la propria iniziativa politica è naturalmente cosa buona e giusta. Rutelli, Tabacci e tutti gli altri hanno già creato una buona rete che mette insieme un po’ Carlo De Benedetti, un po’ Luca Cordero di Montezemolo e un po’ – almeno a quanto pare – anche quel mondo legato ai Benetton. Tutto questo è giusto. Ma una volta creata la sua rete Rutelli dovrebbe stare molto attento a cercare di farsi intervistare dai suoi giornali amici non tanto per discutere di temi appassionante come le alleanze per le regionali, ma piuttosto dovrebbe tentare di diventare portatore unico del pensiero liberale tentando magari di farsi dare qualche suggerimento da quello che in molti si augurano che diventi il suo vero punto di riferimento. Il suo personalissimo modello tedesco: Guido WesterWelle.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Un conto è fare i liberali all'acqua di rose con proposte populiste e simpatiche, un conto è cedere potere, e poltrone, nel tentativo di perseguire un vero programma volto a restringere il potere dello stato e della politica, cosa che non farebbe nessun politico in Italia, specialmente visto che il popolino è impegnato a scannarsi l'un con l'altro senza aver nessun interesse a questa tematica.

Se poi ci aspettiamo che sia Rutelli, ripeto Francesco Rutelli, a fare la prima mossa mi sa che facciamo prima ad espatriare...

Domenico.