Atteso ardentemente dalla società civile, presto arriverà un mio contributo su Roma, sul veltronismo, sul rutellismo (ché, come direbbe Jonathan Safran Foer, “è una cosa che io conosco”). Per il momento, parlando a cena per una sera non di cannule e non di aborto, ho riassunto il mio pensiero con una formula che si addice perfettamente alla mia esperienza di venerdì sera, che riassumo: macchina, parcheggiata a Trastevere in una via dove il carrattrezzi non può passare; macchina parcheggiata orizzontalmente dietro il culo della mia macchina in una via dove il carrattrezzi non può passare; la macchina, bianca modello citroen, un suv ma io non ho nulla contro i suv, rimane lì dopo tre timide strombazzate; mi avvicino, nervoso, a una volante della polizia; la volante, di fronte a un bar, mi suggerisce di chiamare i vigili; chiamo i vigili; i vigili mi passano altri vigili che mi passano altri vigili che, ascoltata la mia disquisizione sulla difficile condizione in cui si trovava la mia macchina, ammettono di non avere pattuglie vicine (fino a qualche mese fa Trastevere era invece diventata "blindata", per via di qualche spacciatore che è ritornato a lavorare in piazzetta passati i dieci giorni di rinforzo mediatico dei poliziotti di quartiere) e, prendendo dunque il vigile in esame la subordinata del "ah cojone! Me sa che non potemo fa nulla", il suddetto vigile mi suggerisce di "chiedere a qualcuno lì vicino nei locali se per caso ha messo la macchina fuori posto". Giuro, testuale. Quel qualcuno, che sia maledetto, non c'è; e io me ne vado a piedi. A piedi: perché nel quartiere più cool di Roma non c'è una cazzo di metro, il passaggio degli autobus notturni a Roma viene quotato dai bookmakers di Testaccio con la stessa quota che si dà alla possibilità che ci sia un bagaglio perso a Fiumicino, dunque molto bassa; così torno a casa con mio padre; vado a cena; finisco la cena e penso che se la macchina dovesse rimanere lì, a Trastevere, domattina sarei tornato e avrei trovato una bella multa; dunque torno a Trastevere; da Piazza Cavour a Trastevere ci sono circa tre km, che in macchina la notte a Roma significa 25 minuti di coda inspiegabile; e in effetti i minuti sono venticinque; arrivo a Trastevere, la macchina bianca è ancora lì; chiamo i vigili, i vigili dicono che tra 'npo arrivano; vedo una porta sul retro di un locale, busso e chiedo se, per caso, ci fosse qualche figlio di puttana che avesse parcheggiato lì; c'è, ed è una figlia di puttana; a quel punto, giusto per capire lo spirito del romano che cesaffa, la romana che esce dal retro del locale, scossa, mi dice che non è possibile (e qui arriva il superbo): non ci credo, dice rammaricata: solitamente lascio il bigliettino dietro il parabrezza. Mi spiace non averlo lasciato. Ma non mi lascia finire? C’è bisogno di arrabbiarsi, mi chiede dopo averle confessato che avrei provato un gran gusto a bucarle le ruote con un punteruolo gigante con cui, venerdì sera, avrei volentieri messo una x sul nome di Alemanno. Poi però mi è passata, ma parlando ancora un po’ di argomenti tipo “traffico”, “buche”, “metro”, “vigili”, “bus”, “tram”, (da Trastevere a Prati ho contato 55 macchine in doppia fila) etc, mi è venuta fuori forse una poco generosa ma credo opportuna definizione degli ultimi anni di governo romano. Veltroni, che voterò comunque al Senato, è stato un sindaco molto bello. Buono però è una cosa diversa.
Cerazade ha cambiato indirizzo, e ora è qui
domenica 30 marzo 2008
In vena di qualunquismo e di considerazioni sul "modello Roma"
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3 commenti:
Lo so che sembrerà "saputella", che non serve a nulla... , comunque benvenuto a Roma! La situazione è quella, da anni. Così con Ualter oggi, con Cicciobello prima di lui e - probabilmente - avesse vinto Fini 15 anni fa anche con loro.
"che voterò al senato"
Mah!
dovevi, in ordine:
- bucarle le gomme.
- fare la A di anarchia con una chiave sul cofano.
- fare la falce e martello sul lato destro.
- fare la croce celtica sul lato sinistro.
(nota l'asimmetria tra il simbolo di sinistra sul lato destro e il simbolo di destra sul lato sinistro: sono geniale, lo so).
Il problema e' che tanto a essere buoni si passa solo per coglioni. Ma non solo a Roma.
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