Cerazade ha cambiato indirizzo, e ora è qui
martedì 30 settembre 2008
lunedì 29 settembre 2008
Che bomba!
domenica 28 settembre 2008
Seconda moderata ricognizione sul possibile capro espiatorio da identificare successivamente alla prima, immeritata, sconfitta dell'Inter di Mourinho
La velocità dei giornalisti
sabato 27 settembre 2008
Bamboccioni e Alitalia
I giovani del Partito democratico
venerdì 26 settembre 2008
giovedì 25 settembre 2008
mercoledì 24 settembre 2008
lunedì 22 settembre 2008
Il Foglio.it "Perché il Mourinho che ha portato Mitterrand a San Siro deve solo mettere da parte il suo Calearo "
Superata un’estate in cui i momenti di panico non sono comunque mancati (10 luglio, Oriali: Mancini, raggiunto un accordo economico), arrivati in una forma psicologica tale da non avere in fondo grossi problemi ad affrontare anche i commenti più tosti a proposito della terza – magnifica – giornata di campionato (secondo Giampiero Galeazzi, “Maurigno ha conguistato i tifosi dell’Inder”), c’è un dato quantomeno incontestabile per chiunque comprenda davvero qualcosina di calcio. Preso atto che il Mancini annunciato da Oriali il 10 luglio non è Roberto, ma è grazie al cielo Amantino; sicuri ormai che la novità più significativa della stagione 2008/2009 sia il ritorno in televisione di Giampiero Galeazzi (il quale, da qualche settimana, è fermamente convinto che a Maurigno occorra al più presto un’altra “ana destra”), detto tutto questo, la prima grossa soddisfazione che offre a un tifoso dell’Inter la presenza in campo di un allenatore che riesca senza troppi problemi a distinguere un centrocampista centrale da un terzino sinistro – e che, facendo invece un discorso più generale, abbia uno schema mentale abbastanza calibrato sulla differenza tra un buon giocatore e una, come dire, pippa – è una, e la scopri quando accendi la tv e ti accorgi con entusiasmo che il tuo allenatore non ha pensato neppure per un attimo di schierare Christian Chivu dietro le punte (che, per chi non conoscesse il calcio, sarebbe come proporre a Massimo Calearo di fare il modello della Loreal) e non ha mai immaginato di poter mettere Nicolas Burdisso sulla linea dei centrocampisti (un’iniziativa che, per chi non conoscesse il calcio, equivarrebbe al tentativo di vincere le elezioni candidando Massimo Calearo). Mai, mai, mai – anche se sulla presenza in campo di Nicolas Burdisso (peggiore acquisto della recente era Moratti dai tempi di Lampros Choutos e Sixto Peralta) andrebbe forse commissionata un’inchiestina a qualche bravo cronista di giudiziaria, in grado finalmente di rivelare a noi poveri tifosi quale tipo di ricatto abbia in mano il difensore argentino, per costringere ogni maledetto mister che si sia trovato davanti a schierarlo in campo; in una qualsiasi maledetta zona del campo. (E Mancini era solito spiazzare gli avversari schierandolo coraggiosamente dietro le punte). Detto in altre parole, il passaggio da un allenatore come Roberto Mancini (che fino a pochi mesi sarebbe stato pronto a giurare che anche una prossima eventuale partita contro il Tor Bella Monaca Fc sarebbe stata certamente una gara “ostica”, “da non sottovalutare”) a uno magnificamente insopportabile come José Mourinho (che prima di ogni gara non ha alcun imbarazzo a dire che “mi è un po’ difficile ammettere che esista qualche allenatore più bravo di me”) è probabilmente la cosa calcisticamente parlando più vicina allo scarto che può esistere tra un politico loffietto come Chirac e uno invece incontenibile come Mitterand, che con un tono non troppo lontano da quello di Mourinho da giovane per esempio sosteneva che, se proprio avesse dovuto scegliere, da grande avrebbe voluto fare il Papa invece che il presidente (“Nella storia dell’umanità ce ne sono stati poco più di duecentocinquanta, ma anche presidente va bene”, disse Mitterrand). Ecco, non c’è dubbio che l’Inter di Mourinho non sia ancora scoppiettante, non c’è dubbio che la domenica i cannelloni scenderebbero giù anche meglio se Nicolas Burdisso fosse schierato nella solida difesa milanista piuttosto che in quella interista, ma come diceva il vecchio saggio, la differenza fra la genialità e la stupidità è che la genialità ha i suoi limiti. E pensandoci bene, e guardando il Mourinho di oggi e ripensando al centrocampo compatto che schierava il Mancio qualche tempo fa (Pelé, e di fianco Burdisso), i limiti alla genialità di Mancini, nel suo piccolo, in effetti erano semplicemente inesistenti. E dunque, detto in altre parole, qui si tifa fortissimamente per l’insopportabile mister Maurigno.
Claudio Cerasa
domenica 21 settembre 2008
sabato 20 settembre 2008
Nonna moderna/11
"Apposta u fici, picchì si vulia a accurdu si truvaa. Nun ci si mise. Pimmia, iddu avi un'interesse suu. Iddu vuole currere docu con i figghi. Unnavi unni a mittere l'aerei (espressione incomprensibile) picchi pimmia lui ha ammucciato i soldi per prindersela dopo, quann'i cchiu conveniente, coi figghi suoi. L'aveva anche detto, unn'è così? Pimmia aspitta chi mettono tutto all'asta e poi iddu arriva. Picchia si volia davvero a mmia nessuno mi convince che sta porchiria unna rissovvia prima. Cheffa, i soldi gli mancano?"
Sono convinta che lo ha fatto apposta, perché secondo me se solo avesse voluto in questi giorni un accordo sulla vicenda Alitalia si sarebbe trovato con una certa facilità. Invece non ci ha perso molto tempo. Per me, lui ha un suo interesse personale nella questione. Lui, secondo me, ha intenzione di subentrare nella partita in un secondo momento con i figli. Oggi dà l'idea di non saper bene come gestire l'affare Alitalia perché secondo me ha messo da parte un buon gruzzoletto per prendersi la compagnia di bandiera in un altro momento, insieme con i suoi figli. In fondo lo aveva anche detto, no? Credo proprio che lui stia aspettando che la compagnia venga messa all'asta, in modo tale che non si faccia cogliere impreparato e che poi ci pensi lui direttamente a salvarla. Dico questo perché, se solo lo avesse voluto, a me non mi convincerà nessuno che questo affare poco chiare lui non aveva le forze per risolverlo prima. Ditemi, per caso sono i soldi che gli mancano?
venerdì 19 settembre 2008
Sesta moderata reazione alla notizia che il Tesoro americano annuncia un progetto per stabilizzare la crisi finanziaria
Quinta moderata reazione alla notizia che il Tesoro americano annuncia un progetto per stabilizzare la crisi finanziaria
Quarta moderata reazione alla notizia che il Tesoro americano annuncia un progetto per stabilizzare la crisi finanziaria
Terza moderata reazione alla notizia che il Tesoro americano annuncia un progetto per stabilizzare la crisi finanziaria
giovedì 18 settembre 2008
Ipse dixit
mercoledì 17 settembre 2008
L'altro giorno (per capire il tipo di sensibilità percepita che il mondo operaio ha nei confronti dei suoi meravigliosi rappresentanti politici)
(ps: Paolo Ferrero è il segretario di Rifondazione comunista)
lunedì 15 settembre 2008
Into the W.
L'ultima sfortunata metafora adottata da Walter Veltroni per descrivere lo stato d'animo del Partito democratico si riferisce al bellissimo, ma tragico, film di Sean Penn, Into the Wild. Un film che Veltroni adotta per valorizzare una citazione molto bella – che io però non condivido affatto – secondo la quale "La felicità è reale solo quando è condivisa" - felicità che in questo momento evidentemente è piuttosto assente dallo stesso Partito democratico. Tralasciando l'efficacia della metafora, al Veltroni che un paio di mesi fa sosteneva di voler essere protagonista con il Partito democratico di un "nuovo film" consigliamo vivamente di lasciar stare il capolavoro di Sean Penn, considerando che alla fine del film, citato da Veltroni alla Summer School (di cui sono già pronte le versioni Winter, Autumn, Spring), il protagonista di Into the Wild, dopo aver trovato la sua felicità in un pulmino in mezzo alla campagna, into the wild per l'appunto, si ritrova con gli occhi spalancati rivolti verso il cielo. Felice, sì, ma leggermente stecchito.
P.S. Come però segnala giustamente Wittgenstein la frase di Veltroni, grazie al cielo, voleva dire l'esatto opposto di quel che poteva sembrare.
venerdì 12 settembre 2008
giovedì 11 settembre 2008
Il Foglio.it "Contro il maestro unico"
E allora è fatta, non si discute, non c’è alcun dubbio: il maestro unico è una figata pazzesca, la scuola è e sarà sempre più un’azienda come tutte le altre, gli insegnanti sono e saranno sempre più giudicati per i loro inconfondibili standard di “produttività” e se c’è da risparmiare qualcosa anche dalle parti della scuola elementare il modo migliore per farlo sembra sia quello di dare una rapida sforbiciata qua e là. Tralasciando il fatto che mi sembra di essere circondato da persone a cui della storia del doppio maestro non gliene freghi proprio nulla e anzi, per ragioni che sinceramente mi sembrano tuttora misteriose, credono che, altrochè, one is molt megl che two, francamente non mi convincono affatto le analisi fatte finora da chi difende la scelta del ministro Gelmini di piazzare alle elementari una tipologia di insegnamento, diciamo così, monocratica. Per dirlo in altre parole, lasciare ai ragazzi delle scuole elementari un solo insegnante mi sembra una stupidaggine. Senza voler considerare tutta la questione economica e tutti i discorsi che riguardano i fondi che si dovrebbero tagliare alle scuole spendaccione (tagliassero i professori universitari, mettessero più tasse, abolissero la scuola media, risparmiassero in un altro modo, ma non ci venite a dire che per far economie alle elementari si debba risparmiare sull'insegnamento), lasciando stare tutto questo, le cose mi sembra stiano più o meno in questo modo. C'è chi dice che la questione si possa risolvere così: il maestro deve essere un maestro di vita, i maestri di vita non possono essere troppi e il maestro delle elementari deve essere un maestro unico. C'è chi la mette così: l'insegnamento elementare non importa che sia specialistico ma deve essere semplicemente appropriato dal punto di vista metodologico, dunque non occorrono insegnanti specializzati in questa o in quella materia, occorrono persone che sappiano insegnare un po' tutto e che soprattutto siano in grado di dare i giusti strumenti per l'apprendimento futuro dei bambini. C'è, infine, chi crede che il fannulonismo sia una delle caratteristiche dei maestri elementari. Cosa magari vera, ma se ci sono tanti fannulloni anche alle elementari siamo davvero sicuri che il modo migliore per smaltire il problema sia quello di ridurre il numero di persone che lavorano da quelle parti? Semmai, brutti testoni, si dovrebbe fare – questa volta sì – quello che diceva la Gelmini a proposito dei maestri del sud (test, test, test); si dovrebbero trovare delle soluzioni per meritocratizzare l'insegnamento, per migliorarlo – dunque per far arrivare sui banchi chi è capace – e non invece per tagliarlo. Sarà perché io non ho avuto né il maestro unico né la maestra unica ma ho avuto tante maestre ognuna delle quali era magnificamente specializzata in cose diverse e tutte quelle cose diverse me le insegnava – benissimo – con tecniche di apprendimento diverse. Sarà perché non credo che la caratteristica del maestro elementare sia quello di insegnarti a fare il bravo bambino studente ma sia proprio quello di insegnarti a studiare e di insegnarti a conoscere nel migliore dei modi un tot di materie. Sarà perché credo che le scuole elementari siano una, anzi, la sola cosa che funzioni bene nel pessimo sistema scolastico che ci ritroviamo (maledetta riforma Moratti, maledetta, maledetta). Sarà che non credo ai maestri tutto fare. Sarà che è un po’ troppo facile dire che il maestro unico alle elementari “risponda a una precisa esigenza pedagogica” e che tagliare i posti alle elementari sia in fondo solo un modo per “andare in contro alle famiglie e migliorare la qualità del servizio scolastico”. Sarà anche che con un solo maestro unico c’è la possibilità di ritrovarsi per cinque anni con un pessimo maestro unico e che con più maestri, invece, la chance di averne almeno uno buono esiste davvero. Sarà che non credo a tutti coloro che sostengono che se non si accetti il rischio del maestro unico si finisce per non accettare ogni tipo di carica monocratica presente nel paese. Non credo affatto che la scuola possa rientrare sotto la definizione di “azienda”; non potrò mai convincermi del fatto che la produttività dei maestri possa essere direttamente vincolata a un capitolo di spesa; e credo sia un errore grossolano sostenere che le esigenze pedagogiche della scuola possano essere migliorate con una sforbiciata fatta un po’ a casaccio. Ecco, sarà per tutto questo, ma sarei piuttosto felice se ci fosse qualcuno che mi chiedesse di mettere una firma da qualche parte per dire non ci rompete le scatole, non toccate i maestri solo per risparmiare.
domenica 7 settembre 2008
Oggi c'è solo questo.
venerdì 5 settembre 2008
La cordata alla vaccinara/4
(AGI) - Roma, 5 set. - In particolare, 'La Tribune' scrive che Intesa Sanpaolo avrebbe invitato Air France a rilevare una quota compresa tra il 10 e il 20% nella nuova Alitalia. Ma aggiunge che il vero obiettivo di Parigi sarebbe salire sopra il 50% entro il 2013, quando alcuni soci di Cai potrebbero sganciarsi. Secondo lo stesso quotidiano, analogo interesse potrebbe essere mostrato da Lufthansa o British Airways. (AGI) Mau 051042 SET 08