Cerazade ha cambiato indirizzo, e ora è qui
venerdì 30 maggio 2008
Il governo non ha viceministri, ma per fortuna il governo ombra invece sì
(DIRE) Roma, 30 mag. - Cesare Damiano sara' il 'vice' di Enrico Letta nel governo ombra del Pd. La nomina a viceministro del Lavoro, nell'ambito del dipartimento welfare, e' stata decisa ieri- a quanto riferisce il portavoce Ricky Levi- nel corso della riunione a palazzo Marini del shadow cabinet veltroniano.
Ma Damiano non e' l'unica novita'. Salvatore Vassallo e Stefano Fassina sono stati infatti nominati consulenti del governo ombra, rispettivamente per gli affari istituzionali e per le questioni economiche. "Con questi nuovi arrivi, lo strumento di opposizione del Partito democratico- afferma Levi- si arricchisce di tre autorevoli personalita' le cui competenze contribuiranno sempre piu' a fare di questo organismo un importante punto di riferimento del sistema politico italiano".
giovedì 29 maggio 2008
Il Divo, ovvero "I francesi applaudono tantissimo quando ci sono film italiani che spiegano ai francesi che gli italiani sono peggio dei francesi".
I filosofi ( Bernard Williams, ad esempio) spiegano che la verità offre due differenti virtù: la sincerità e la precisione. La sincerità implica semplicemente che le persone dicano ciò che credono sia vero. Vale a dire, ciò che credono. La precisione implica cura, affidabilità, ricerca nello scovare la verità, nel credere a essa. Il "giornalismo dei fatti" ha un metodo condiviso per acquisire la verità possibile. Contesti, nessi rigorosi, fonti plurime e verificate e anche così, più che la verità, spesso, si riesce a capire soltanto dov'è la menzogna e, quando va bene, si può ripetere con Camus: "Non abbiamo mentito" (lo ha ricordato recentemente Claudio Magris).
Ora: D'Avanzo ha scritto la sceneggiatura del film di Sorrentino. Vedetelo il film: macchine che esplodoni, giornalisti trivellati sullo stomaco, morti ammazzati, etc. “Nessi rigorosi”, diceva D'Avanzo a Travaglio. Bene, io finito di vedere il film – a parte l'idea personale che ho di Andreotti, che qui tralascerei – mi è sembrato di vedere sullo schermo quello che magnificamente D'Avanzo aveva criticato su carta. Vedi il film e poi trovi piccolo piccolo che è Andreotti non è mai stato condannato. A prescindere dai dettagli, le cose stanno così. Molte immagini, molte impressioni e "fatti" diciamo che sono fatti perché te lo dicono loro che lo hanno letto dei verbali e che lo hanno sentito dai pentiti che però non dicevano sempre la verità e che comunque dicevano cose che finivano sui verbali e che quindi, se sono sui verbali, cazzo: sono fatti. Bene, finisci di vedere il Divo e pensi che, come direbbee Andreotti, il Divo – tranne le guerre puniche – è colpevole praticamente di tutto. I fatti però non sono immagini sovrapposte. Giusto? Giusto. In altre parole, vedete il Divo e scoprirete il metodo Travaglio applicato da D'Avanzo per Sorrentino.
martedì 27 maggio 2008
Il Foglio. "Così Marta Vincenzi prova a resistere a Genova"
Claudio Cerasa
27/05/08
Governo battuto
lunedì 26 maggio 2008
Il Foglio.it "Sfogo (semi) amaro di un interista a fine stagione"
Ce l'aveva già messa tutta sette giorni fa e va comunque dato atto a Roberto Mancini che non è certo colpa sua se poi arriva Ibrahimovic a rovinarti un pomeriggio come quello di Parma (dove tutto era stato studiato a puntino per provare a perdere quello che l’Inter aveva giá regalato da tempo al Mancio: lo Scudetto). Mancini, che oltre a essere molto simpatico é anche straordinariamente coerente, ha battuto forte i pugni sul tavolo per tutta la settimana, ha pensato a come non farsi fregare due volte e come spesso gli capita quando è in forma – e in questo periodo, va detto, è in forma strepitosa – si è giocato la carta giusta: una di quelle carte, o se volete “pedine”, che da anni caratterizzano il pacco giocatori del Biscione nerazzurro (volevo dire parco) e che per non interrompere un'emozione che così gloriosamente dura da tanti anni (all’Olimpico, soprattutto, dove gli interisti scarsi, ma scarsi, ma scarsi, per esempio a sinistra non sono mai mancati, vero Gresko?) Mancini ha deciso di non rinunciarci. E come si dice da queste parti, a Cesar è stato dato quel che spettava a Cesar. Cioè nulla. Epperò, anche con il campionato finito, anche se Mancini due cose buone le ha fatte durante la stagione (qui siamo seri: Adriano, una volta fatto diventare una pippa, il Mancio – eroico – ha avuto il coraggio di non schierarlo più in campo. E poi c’è Recoba - che in questi giorni sarà con ogni probabilità impossibilitato ad allenarsi per, chissà, una gengiva infiammata, o forse qualche dente cariato o magari qualche ponte saltato – al quale Mancini ha spiegato l’unica cosa che negli ultimi dieci anni nessuno aveva avuto la forza di dire: “Ciao, Alvaro”); anche se l’Inter vince il campionato ormai da tre anni (sono tre, amici juventini, sono proprio tre), riesce comunque sempre a stupire che un allenatore come Roberto Mancini (uno che, si sa, i giocatori bravi li riconosce a occhi chiusi. Infatti Burdisso, come è noto, Mancini quest’anno lo ha schierato in campo 33 volte) sia in grado di metterti di cattivo umore anche con uno scudetto appena conquistato. E riesce sempre a stupirti con che formidabile abilità l'allenatore che vince sempre riesca a sbagliare la formazione con una continuità tale da rendere impossibile alcuna giustificazione. (Va capito Mancini: certi giocatori dopo una stagione orribile in qualche modo effettivamente vanno comunque premiati). Certo, avessimo saputo che quella di sabato sera fosse stata l’ultima partita di Mancini (gli interisti sono proprio incontentabili) ci saremmo tuffati anche noi nel fontanone del Gianicolo, quello dove dopo un derby si tuffò Delio Rossi e quello in cui poco prima che Rossi si tuffasse fu irrigato da alcuni romanisti che quella sera giravano per Roma senza mutande. Detto questo, conclusa la stagione, condannato il Milan all’irrilevanza in campionato, resta il fatto che è stato tutto molto bello, ieri. Bello il fair play in campo. Bella Rosella Sensi che dice, rivolta a Mexes appena uncinato da Pelè, “No, Phelipe no!”. Bello Napolitano, che premia i giocatori in campo. Bello lo stadio, che non era pieno ma non era neanche vuoto. Belle le bandiere giallorosse che si lasciano accarezzare - per tutta la notte, in tutte le strade, in ogni bar, in ogni macchina, ma dove stanno i laziali!!! – dal primaverile venticello romano. Bello il capitano, che alza la coppa in campo. Belle le strette di mano e bello anche il clima di serenità fuori e dentro lo stadio (nessuno è stato accoltellato, ieri). Bello andare all'Olimpico e riuscire a rosicare pur avendo appena vinto lo scudetto. Bella la serata imbottigliati tra i caroselli. Bello, tutto bellissimo. E poi diciamolo, diciamolo forte, compagni interisti: “Campioni della coppa Italia” suona proprio bene, no?
di Claudio Cerasa
domenica 25 maggio 2008
E questa?
venerdì 23 maggio 2008
Sesoncazzati
Apc-R.LOMBARDIA/ VALENTINI (PDL): SE LEGA VUOLE VOTO SIAMO PRONTI Il consigliere replica al capogruppo del Carroccio al Pirellone
Milano, 23 mag. (Apcom) - "Galli vuole anticipare le elezioni?
Noi siamo pronti". Paolo Valentini, consigliere di Forza Italia Popolo della Libert� in Regione Lombardia replica così al capogruppo della Lega Nord al Pirellone, Stefano Galli, che dalle colonne de Il Foglio ha minacciato il voto anticipato in regione Lombardia. "Dimostri però - argomenta Valentini in una nota - che queste non sono solamente parole per i giornali e prenda una posizione chiara, ritirando i suoi assessori e presentando una mozione di sfiducia al governatore Formigoni, così vedremo se la Lega sarà pronta a seguire il suo capogruppo".
"E' evidente - ha aggiunto Valentini - che la Lega, che dovrebbe apprestarsi ad approvare il federalismo, sia in questo momento in grande difficoltà. Il passo spedito di Formigoni e della sua Giunta su questi argomenti spaventa il capogruppo Galli, insieme a qualche altro esponente della Lega, che si sente esautorato dal ruolo di portabandiera del federalismo. Sarà bene ricordare - conclude Valentini - che la Lombardia è stata il luogo dove il federalismo ha iniziato a concretizzarsi e questo è stato possibile grazie alla compattezza di questa maggioranza che ha saputo attirare a sè anche il sostegno di buona parte dell'opposizione".
giovedì 22 maggio 2008
Il Foglio. "Tessera numero 1 del Pd e del CaW. Super De Benedetti"
Claudio Cerasa
22/05/08
mercoledì 21 maggio 2008
Nonna moderna/8
(Traduzione. "Hai visto, ieri sera a Ballaro, Berlusconi che leggeva tutti quei numeri di - parola incomprensibile - e che citava tutti quei nomi di persone? Sapessi in che modo, convinto, lo hanno applaudito". E io: "Nonna, quello era Veltroni").
"Conflitto interessi"
Oplà, e Soru si compra l'Unità
martedì 20 maggio 2008
lunedì 19 maggio 2008
Geronimo
domenica 18 maggio 2008
Andrea Romano, Compagni di scuola, il Partito democratico, le particelle di sodio
Ho riletto il libro di Andrea Romano, compagni di scuola, e dopo averlo letto un po' superficialmente un anno fa, quando mi era piaciuto, oggi trovo sia un buon libro pieno di informazioni utili (virgolettati, interviste, bellissima la parte in cui si ricorda la vecchia Fgci romana con Veltroni, Bettini, Borgna e Pasolini - e pensando che, trent'anni dopo aver avuto Pasolini a villa Borghese, sul palco di piazza del Popolo Veltroni quest’anno il Pd aveva Lorenzo Jovanotti ti fa capire molte più cose di un saggio di Ilvo Diamanti. Però questo è un altro discorso) solo, dicevo, che questo è un libro che parte da una giusta premessa (la classe politica che oggi ci spiega come l'Italia si deve rinnovare è la stessa che ci spiegava come rinnovarci vent'anni fa). Un libro che però non riesce a spiegare il perché di questa storia. In estrema sintesi, non credo proprio che il problema del Pd fatto dai vecchi compagni di scuola sia quello che i vecchi compagni di scuola hanno creato un cordone di potere così forte da aver strozzato in culla i giovani emergenti. Basta con questa storia. Davvero. Se D'Alema, Veltroni, Fassino etc sono gli stessi che giravano dalle parti di Berlinguer negli anni Settanta (Berlinguer, tra l'altro, puntava più su Fassino che su D'Alema) il punto è che non c'è stato nessun'altro in Italia che a sinistra, fino a oggi, sia stato in grado di stare, per così tanto tempo, così dicono i colti, "sugli scudi". Nessuno. Sotto i vecchi compagni di scuola, se non vogliamo dire che non c'è niente, c'è molto poco e non perché ci sia un tappo che ostruisce tutto ma perché sotto quel tappo, purtroppo, c’è lo stesso effetto sonoro di quella terrificante pubblicità dell’acqua Lete. Dove una simpatica particella di sodio, disperata, si guarda attorno alla ricerca di altre particelle di sodio. Si guarda attorno e dice che, porca puttana, “Qui non c'è nessuno”. E si dispera ma con gli occhi, però, di chi ha tutta l’aria di rallegrarsi. "Sono sola come una particella di sodio”, dice la particella di sodio. Cosa che Veltroni, tra l'altro, non gradirebbe affatto. Perché oggi, il segretario del Pd, prenderebbe senz'altro da parte la particella e le direbbe di aggiornare il vocabolario. Sciocchina, direbbe Veltroni, tu non sei “sola”. Tu sei semplicemente “libera”.
Massimo D'Alema e le correnti che diventano partiti, nel 1999
Massimo D'Alema, 20 febbraio 1999
"Divisi non si vince". E chi lo diceva?
Walter Veltroni, 15 giugno 1999
"Giovani"
sabato 17 maggio 2008
venerdì 16 maggio 2008
David Brooks dà sempre una pista a tutti
Il Foglio.it "Quello che nessun interista dovrebbe fare a un passo da domenica"
Claudio Cerasa
E qui.
Italy of America
giovedì 15 maggio 2008
mercoledì 14 maggio 2008
Il Foglio.it "Ecco perché D'Avanzo ha scomunicato il travaglismo sul giornale di Travaglio e di D'Avanzo"
Claudio Cerasa
14/05/08
Pacatamente
Berlusconi auspica, in conclusione della sua replica alla Camera per il voto di fiducia al governo, un clima 'piu' sereno', un metodo 'piu' tranquillo di discussione' e inoltre 'un'attitudine politica severa, rigorosa, ma non disfattista e arrogante'.
martedì 13 maggio 2008
Inveltronito (e se non fosse che c'è clima di dialogo forse il Cav. potrebbe anche querelare)
Questo posto è bellissimo
Questo articolo è perfetto
"Travaglio deve ancora fornire spiegazioni, detto tra parentesi, circa l’episodio che lo rese noto: la volta ossia che andò da Luttazzi a sostenere riga per riga tutte le accuse che dipingevano Berlusconi come un mafioso. Quelle accuse sono cadute tutte, ma lui non si è mai scusato. Ha continuato a riportare ogni singola accusa nei suoi libri. Tutte. Dicendo magari che le indagini sono state archiviate, sì, «ma con motivazioni durissime». In natura esiste qualcosa del genere: si chiama scarabeo stercorario. Nel giornalismo italiano si chiama Marco Travaglio".
Tutto l'articolo qui.
Capezzone
Il Foglio. "Quando fu abortito Moro. Maggio 1978, la tragedia italiana e cattolica del sacrificio di un uomo e del voto sulla 194
(Pezzo veramente molto lungo)
Il Foglio.it "Tutto quello che un interista vorrebbe dire a Mancini e non ha il coraggio di dirgli"
Ci sono cose che il tifoso interista non ha mai avuto il coraggio di dire a Roberto Mancini e che oggi invece direbbe molto volentieri al bellissimo allenatore nerazzurro. Non si tratta solo di Burdisso, che non è un giocatore di calcio ma visto che Mancini fino a poco tempo fa aveva come consigliere di fiducia il signor Fausto Salsano (famoso, più che le prodezze sui campi da gioco, per essere stato l’uomo che ha senza dubbio ispirato la pettinatura di Massimo Calearo) si capisce che il Mancio abbia serie difficoltà a capire cosa serve a una squadra e cosa non serve. (Caratteristica, tra l’altro, necessaria a chiunque aspiri a diventare un allenatore dell’Inter di Massimo Moratti). Non si tratta neppure di riuscire a essere in grado a fare il cambio sbagliato nel momento sbagliato – caratteristica, tra l’altro, necessaria a chiunque aspiri a diventare un allenatore dell’Inter di Massimo Moratti – con una continuità così raccapricciante da rendere in fondo il Mancio più simpatico anche di un Corrado Orrico o di un Mircea Lucescu. C’è dell’altro, purtroppo. Perché la differenza tra Roberto Mancini e tutti gli altri allenatori che l’Inter ha avuto negli ultimi anni è che gli altri allenatori avevano un’idea precisa di come far giocare la squadra e non vincevano mai perché quell’idea era sempre sbagliata. Roberto Mancini, e un tifoso dell’Inter non fa certo fatica ad accorgersene, un’idea di come giocare a calcio non ce l’ha e da tre anni, invece, finge di averne una bellissima. I cronisti che lo hanno seguito già nei primi anni a Roma, alla Lazio, sanno che il Roberto Mancini che oggi gioca con cinque terzini (e che se solo sessant’anni fa fosse vissuto in Russia e ne avesse avuto la possibilità avrebbe schierato fluidificanti di fascia anche nei Soviet di Stalingrado) è lo stesso che a fine partita, parlando con i giornalisti, confessava che nella sua formazione ideale a centrocampo dovrebbero esserci tutti giocatori offensivi e che difendere troppo il centrocampo era come non averci nessuno lì, in quel fazzoletto di campo (il Mancio prendeva come esempio Dejan Stankovic). Poi si è visto come è finita, con Zanetti, Chivu, Burdisso, Maxwell e si potrebbe continuare per ore, fino a essere costretti a rimpiangere Farinos. Ci sono tante cose che un tifoso interista vorrebbe dire al Roberto Mancini, che si lamenta con gli altri dei problemi che dovrebbe risolvere lui. Perché se un difensore tira un rigore che non doveva tirare la colpa non è del difensore ma del bellissimo allenatore che gli permette di tirarlo e che quando lo vede avvicinarsi sul dischetto non ha le palle di dire no, questo non puoi farlo. Il Mancio, forse, vincerà lo scudetto domenica prossima perché il Parma ha esonerato Cuper dando fiato a tutte le combinazioni possibili delle teorie di complotto (il Parma aveva nella clausola con Cuper il dettaglio che in caso di salvezza Cuper non sarebbe stato licenziato. Dunque, teoria del complotto numero uno, il Parma ha licenziato Cuper perché non si vuole salvare e vuole far vincere lo scudetto all’Inter; oppure, teoria del complotto due, perché ha capito che l’Inter è così poco competitiva che salvarsi è inevitabile e avere Cuper sul groppone per un anno ancora sarebbe forse stato un po’ troppo eccessivo anche per una squadra generosa come il Parma). Forse il Mancio non vincerà, forse il Mancio riuscirà a non vincere neppure con il Parma allenato dal mister della primavera, ma comunque il tifoso dell’Inter apprezzerà lo sforzo di Mancini che in soli tre anni è riuscito comunque ad attualizzare, rovesciandola, la vecchia teoria di Victor Hugo. “Si può resistere all’invasione degli eserciti, non si può resistere all’invasione delle idee”. Purtroppo Mancini ha dimostrato che è anche vero il contrario. Si può resistere all’invasione degli eserciti, si può resistere anche ai terzini schierati in ogni zona del campo e si può resistere pure alle nostalgie per Hector Cuper e Gigi Simoni. Ma purtroppo, alla ritirata completa delle idee proprio non si può resistere e se Roberto Mancini avesse voglia l’anno prossimo di seguire la strada delle sue idee stia tranquillo, ché in piazza a protestare non ci andrà neppure Nicolas Burdisso.
di Claudio Cerasa
domenica 11 maggio 2008
Roberto Mancini
A proposito del Libano
venerdì 9 maggio 2008
La riunione del Foglio, di ieri
Claudio Cerasa
giovedì 8 maggio 2008
mercoledì 7 maggio 2008
martedì 6 maggio 2008
Roberto Mancini
Pronto? Fantacalcio?
Tira più un voto per Mutarelli che per Gordon Brown
A questo punto del campionato, qualsiasi giornalista abbia avuto a che a fare, per un motivo qualsiasi, con un qualsiasi giornale sportivo riceve una telefonata. Potresti solo averci solo scritto, su quel giornale; potresti solo aver chiamato un centralino, potresti solo aver inviato un curriculum, potresti solo averci collaborato, potresti solo conoscere uno stagista; ma la telefonata, comunque, la ricevi. Inizia più o meno così. Il conoscente ti saluta e ti dice, misteriosamente, che gli devi un favore. Tu, naturalmente senza aver idea di chi sia il conoscente, lo lasci parlare e cerchi di capire di che, e di chi, si tratta. Vorrà parlarti di Veltroni, pensi; al massimo ti vorrà offrire uno spunto sulle origini della clamorosa, e avvincente, sconfitta del Partito democratico a Todi; magari vorrà segnalarti, pensi, l’arrivo degli ultimi modelli di aspiratori abortivi. Invece no. Arriva, lui, e ti chiede se conosci qualcuno lì al Corriere o lì alla Gazzetta. Tu, ingenuo, naturalmente dici di sì (ché non sta mai bene, soprattutto se non hai idea di chi sia la persona con cui stai parlando, quando qualcuno ti chiama e ti chiede se conosci qualcuno dire di no.). E allora, “l’amico”, insistendo, ti ricorda del “favore” e ti parla di classifiche, di voti e di pagelline ti dice “fantacalcio” e, amichevolmente, ti offre del denaro. Senti, ti dice, mi servirebbe bombarli un po’; con un tono che non ammette repliche, o dubbi, sull’origine del complemento oggetto. “Bombarli un po’”. Ma che? Lui comincia a parlarti di “punti di distacco”, ti spiega che “qui ci si gioca tutto” e ti dice che per un “senza voto” rischia “la vita”. Amico mio, ti prego: aiutami. E allora, tu pensi che, sì, questi sono giorni difficili. Ché ci sono lupomanni che arrivano in Campidoglio, ché ci sono partiti che rubacchiano con le percentuali (33 per cento non significa, com’è noto, 34), ché ci sono comizi che ieri ospitavano scrittori come Pasolini e oggi ospitano cantanti come Jovanotti; ché, poi, ci sono anche tutte quelle destabilizzanti coincidenze temporali (per esempio, l’Inter che prova a perdere lo scudetto sempre nello stesso giorno). Si capisce, quindi, che ci possano essere ragioni più che comprensibili per cui, anche stimati professionisti, possano festosamente impazzire, possano così scrivere ai vicedirettori della Gazzetta e, dimenticandosi di lupomanni in Città, di caimani a Palazzo, di ciarrapichi al Senato, possano avere il tempo di stare lì a scongiurare il cronista sportivo. Una certa continuità nella disperazione può generare la gioia, diceva il vecchio romanziere Albert Camus. Definizione che potrebbe perfettamente essere cucita sull’abito di un Al Gore, di una Ségolène Royal o di un Gordon Brown; ma che l’amico del giornalista sportivo collettivo, per via del fantacalcio, consiglia invece di applicare – ogni anno a questo punto del campionato – alle pagelline sportive del lunedì: per provare disperatamente a bombare un voto in più non per un Gordon Brown o per una Ségolène Royal ma per un Massimo Mutarelli.
Claudio Cerasa
06/05/08