Tira più un voto per Mutarelli che per Gordon Brown
A questo punto del campionato, qualsiasi giornalista abbia avuto a che a fare, per un motivo qualsiasi, con un qualsiasi giornale sportivo riceve una telefonata. Potresti solo averci solo scritto, su quel giornale; potresti solo aver chiamato un centralino, potresti solo aver inviato un curriculum, potresti solo averci collaborato, potresti solo conoscere uno stagista; ma la telefonata, comunque, la ricevi. Inizia più o meno così. Il conoscente ti saluta e ti dice, misteriosamente, che gli devi un favore. Tu, naturalmente senza aver idea di chi sia il conoscente, lo lasci parlare e cerchi di capire di che, e di chi, si tratta. Vorrà parlarti di Veltroni, pensi; al massimo ti vorrà offrire uno spunto sulle origini della clamorosa, e avvincente, sconfitta del Partito democratico a Todi; magari vorrà segnalarti, pensi, l’arrivo degli ultimi modelli di aspiratori abortivi. Invece no. Arriva, lui, e ti chiede se conosci qualcuno lì al Corriere o lì alla Gazzetta. Tu, ingenuo, naturalmente dici di sì (ché non sta mai bene, soprattutto se non hai idea di chi sia la persona con cui stai parlando, quando qualcuno ti chiama e ti chiede se conosci qualcuno dire di no.). E allora, “l’amico”, insistendo, ti ricorda del “favore” e ti parla di classifiche, di voti e di pagelline ti dice “fantacalcio” e, amichevolmente, ti offre del denaro. Senti, ti dice, mi servirebbe bombarli un po’; con un tono che non ammette repliche, o dubbi, sull’origine del complemento oggetto. “Bombarli un po’”. Ma che? Lui comincia a parlarti di “punti di distacco”, ti spiega che “qui ci si gioca tutto” e ti dice che per un “senza voto” rischia “la vita”. Amico mio, ti prego: aiutami. E allora, tu pensi che, sì, questi sono giorni difficili. Ché ci sono lupomanni che arrivano in Campidoglio, ché ci sono partiti che rubacchiano con le percentuali (33 per cento non significa, com’è noto, 34), ché ci sono comizi che ieri ospitavano scrittori come Pasolini e oggi ospitano cantanti come Jovanotti; ché, poi, ci sono anche tutte quelle destabilizzanti coincidenze temporali (per esempio, l’Inter che prova a perdere lo scudetto sempre nello stesso giorno). Si capisce, quindi, che ci possano essere ragioni più che comprensibili per cui, anche stimati professionisti, possano festosamente impazzire, possano così scrivere ai vicedirettori della Gazzetta e, dimenticandosi di lupomanni in Città, di caimani a Palazzo, di ciarrapichi al Senato, possano avere il tempo di stare lì a scongiurare il cronista sportivo. Una certa continuità nella disperazione può generare la gioia, diceva il vecchio romanziere Albert Camus. Definizione che potrebbe perfettamente essere cucita sull’abito di un Al Gore, di una Ségolène Royal o di un Gordon Brown; ma che l’amico del giornalista sportivo collettivo, per via del fantacalcio, consiglia invece di applicare – ogni anno a questo punto del campionato – alle pagelline sportive del lunedì: per provare disperatamente a bombare un voto in più non per un Gordon Brown o per una Ségolène Royal ma per un Massimo Mutarelli.
Claudio Cerasa
06/05/08
1 commento:
Post divertentissimo, complimenti. Comunque, se proprio c'è un giocatore che non ha bisogno di voti "bombati", quello è proprio il mitico Mutarelli, uno dei migliori centrocampisti italiani, ancora nei cuori di noi grifoni rossoblù! ;) Semmai servirebbe "bombare" un po' Muslera. O magari comprargli un paio di occhiali.
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