Cerazade ha cambiato indirizzo, e ora è qui
sabato 18 ottobre 2008
La sinistra in mutande
La cosa più sconvolgente di questi giorni di disastri economici (giorni accompagnati da colonne sonore intonate in russo, da bandiere sovietiche sventolate di nascosto nei ministeri della repubblica e da busti di Marx molto probabilmente utilizzati come ferma carte ministeriali) è che - ora che il mondo si è spostato a sinistra; ora che i presidenti di destra discutono della presenza dello stato nell'economia con la stessa disinvoltura con cui un tempo disegnavano schemini d'attacco per le proprie squadre di calcio; e ora che non ci sarebbe nulla di strano a vedere Paul Krugman candidato a essere sottosegretario del ministro Giulio Tremonti – sembra veramente paradossale che la sinistra non di governo si sia fatta trovare di fronte alla tempesta con le mutande calate. Cioè. La mia idea è che tutta quella sinistra progressivamente cresciuta sulle strade della terza via (Blair, Clinton, D'Alema, etc etc) sia oggi in balia di una vecchia e precisa strategia politica. Ovvero, quella di restare a sinistra, sì, ma sviluppando un tipo di teoria politica profondamente progressista in grado di non essere così sciocca da lasciare in mano alla destra temi tradizionalmente legati a quell’area politica lì. Sicurezza, mercato sempre più libero, appoggio alle piccole e medie imprese, liberismo che non è di destra e che deve essere (come no!)di sinistra, etc. Per dirlo in modo molto volgare, la sinistra intelligente si è lentamente spostata a destra. Lo ha fatto sempre di più. Lo ha fatto nelle sue più diverse espressioni di politica quotidiana, lo ha fatto nel corso di quelle campagne elettorali in cui thatcerismo e reaganismo (oh, sto semplificando eh) sono diventati pane commestibile per i denti della nuova sinistra. Ebbene, cosa succede oggi? Succede - come segnalato in questo bellissimo articolo di Enzo Bettiza sulla Stampa - che il mondo della politica ha puntato il suo obiettivo a destra, che la sinistra ha valorizzato sempre di più il suo non essere più pregiudizialmente schierata contro la destra, che la destra è riuscita a rielaborare (e a far sue) molte e condivisibili teorie di sinistra e che, ora che i governi di mezzo mondo a torto o a ragione hanno deciso di mettere in pratica politiche dal profilo statalsocialista, la sinistra ha clamorosamente scoperto di essere finita troppo a destra e ha sfortunatamente capito che la destra ora fa così bene (o almeno ci prova) cose di sinistra che, come per esempio capita in Italia, della sinistra in questo momento il paese può cominciare tranquillamente a farne a meno.
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